Sarebbero venti le persone decedute a causa dell’amianto presente negli stabilimenti dell’azienda Olivetti. L’indagine, che ha per oggetto anche anni antecedenti la gestione De Benedetti, ha ripreso nuovamente il via dalla condanna dell’ingegner Ottorino Beltrami (scomparso in agosto ma all’epoca amministratore delegato) di sei mesi, in Corte di Appello, per omicidio colposo in relazione alla morte della lavoratrice dipendente Lucia Delaurenti. Delaurenti, esposta alla tremolite, un tipo di amianto, si ammalò nel 2002 e morì appena tre anni dopo. A dicembre la Corte di Cassazione dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato dai legali di Beltrami, relativamente alla morte della Delaurenti, dal quale singolo caso l’inchiesta si è allargata anche ad altri dirigenti.
De Benedetti “nel rispetto degli operai e delle loro famiglie, attende fiducioso l’esito delle indagini nella certezza della sua totale estraneità ai fatti contestati”. Così dice il portavoce dell’ingegnere e presidente della società dal 1976 al 1996, De Benedetti.
L’argomento era saltato agli onori delle cronache grazie ad un caso precedente, quello dell’Eternit di Casale Monferrato. In quel caso i morti avevano assunto cifre altissime: nell’intera provincia di Alessandria, perché lì gli esposti all’amianto non erano solo i lavoratori ma anche i cittadini nelle frazioni circostanti, si sono contati circa 1800 morti. Una vera e propria mattanza. Anche in quel caso, come nell’odierno per l’Olivetti di Ivrea, era il Tribunale di Torino il centro delle indagini.
Nel caso di Ivrea, i venti sarebbero deceduti tra 2003 e 2013, ammalati di mesotelioma pleurico. Avrebbero lavorato, tra anni 70’ e 90’, in reparti contaminati da fibre di amianto, inalando così le polveri nocive che negli anni li hanno portati a decedere.
Gli indagati sono più di venti, ma trai nomi pesanti spiccano, oltre ai già citati Beltrami e Carlo De Benedetti, Franco De Benedetti e l’ad tra 1992 e 1996 Corrado Passera. Anche in questo caso l’accusa del Tribunale di Torino sarebbe di omicidio colposo e lesioni colpose plurime, perché sospettati di non aver assunto le precauzioni necessarie per evitare che gli operai si ammalassero. Totalmente opposte le esternazioni dei denunziati. De Benedetti, attraverso il portavoce, ha affermato che “nel periodo della sua permanenza in azienda l’Olivetti ha sempre prestato attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, con misure adeguate alle normative e alla conoscenze scientifiche dell’epoca”.
Il caso è sicuramente delicatissimo. Lo ha ammesso anche il procuratore capo della Repubblica di Ivrea, Giuseppe Ferrando. Si preannuncia un autunno caldo, anche sotto questo complesso e spinoso caso.