Settimana Politica – Un, due, tre
[ad]Scenario 3. Tutti insieme appassionatamente? Il terzo scenario è quello che prevede un governo d’unità nazionale. La personalità più indicata dai media per guidare un esecutivo di questo tipo è l’ex commissario europeo Mario Monti che gode di fama e rispetto a livello internazionale. E ciò potrebbe consentire l’attuazione certa di quelle riforme strutturali che sia l’Ue sia il Fondo Monetario chiedono all’Italia, soprattutto per quanto riguarda il tema del risanamento del bilancio dello stato e il tema della crescita. Potrebbe essere un’ipotesi ventilata dal Capo dello Stato nel caso il governo prossimamente subisca uno scossone a Montecitorio. Anzi, pur nel rispetto delle prerogative esclusive del Capo dello Stato, appare quasi certo in questo caso un mandato esplorativo a qualche esponente di rilievo da parte di Napolitano. La questione sta tutta però nella maggioranza parlamentare. Perché, se diamo per assodata la non volontà della Lega di sostenere un governo che dovrebbe ritoccare anche il dissestato sistema previdenziale, sostanzialmente il succo della questione è che il PdL dovrebbe sostenere questo ipotetico governo Monti. Non basta il sostengo degli indisponibili sommati ai voti dell’attuale opposizione. Sia perché ciò non porterebbe ad una maggioranza solida alla Camera sia perché non risulterebbe esserci alcuna possibilità di ottenere la fiducia al Senato. Sostanzialmente Berlusconi dovrebbe dare l’assenso a questo tipo di esecutivo. Appunto per questo non escludo che Napolitano possa affidare il mandato esplorativo non tanto a Mario Monti, ma all’attuale presidente del Senato Renato Schifani. In tal caso infatti il governo più che tecnico apparirebbe “istituzionale” e Schifani è per Berlusconi molto più fidato di Monti. I problemi casomai sorgerebbero con le opposizioni, intenzionata a sostenere un governo che non sia equivocabile come eccessivamente partigiano. In una situazione di questo tipo forse Berlusconi potrebbe schierare tutto il PdL sul campo del governo tecnico, o comunque potrebbe riproporre un’astensione nel foto di fiducia di questo nuovo ipotetico governo rispolverando la tattica (fallimentare?) utilizzata col governo Dini nel 1995.
Ma se tutto questo non avverrà, prepariamoci a tornare al punto di partenza.