Sondaggio IPR per Tg3, nel PD Renzi vince anche su Letta per la premiership
12/11/2013 – Il sondaggio che Ipr ha realizzato per il Tg3 si occupa in particolare ella tenuta del Governo e del futuro dei due principali partiti italiani, PD e PDL.
Per quanto riguarda il Governo, la maggior parte degli Italiani è convinta che non potrà sopravvivere fino alla prima scadenza del 2015, perchè la maggioranza verrà meno già nell’anno che sta per iniziare e ci saranno quindi elezioni nel 2014. Tuttavia, una buona minoranza di Italiani (34%) pensa che si arriverà con questo esecutivo almeno al 2015, ma forse anche oltre.
Intanto, quando manca ormai molto poco alle primarie del Partito Democratico che eleggeranno il prossimo segretario, IPR ha chiesto agli elettori del Centrosinistra chi preferirebbero come Presidente del Consiglio tra Matteo Renzi, grande favorito alle primarie, ed Enrico Letta. La domanda di IPR non sorge casualmente, ma dopo che l’attuale segretario “traghettatore” del PD Guglielmo Epifani ha avvisato Renzi che non sarà l’unico candidato per la premiership, ma che una candidatura di Letta dopo la fine del suo attuale mandato potrebbe essere in qualche modo fisiologica. Tra i due vince comunque Renzi, che ottiene il 50% delle preferenze dagli elettori di Centrosinistra, mentre Letta si ferma al 34. Il sindaco di Firenze vince anche nella sfida tra i leader per la fiducia degli Italiani, con 48 punti contro i 44 di Letta. Seguono Alfano col 30%, Berlusconi col 19% e Grillo col 13%.
Proprio Alfano sembrerebbe aver guadagnato molti punti di fiducia dopo lo “strappo” interno con Berlusconi, anche se tra gli elettori del PDL sembra vincere di poco la linea del Cavaliere: in caso si voti la decadenza il 47% vorrebbe le dimissioni dei ministri PDL dal Governo, mentre il 44% vorrebbe che il sostegno a Letta continuasse. In quanto al futuro del partito stesso, la maggioranza dei suoi elettori (54%) crede invece che il PDL sia di fatto diviso, e che la scissione sia quindi ormai inevitabile. Sono meno invece (29%) gli elettori che liquidano l’attuale dibattito come una discussione interna che non avrà conseguenze drastiche sul futuro del partito, mentre il 17% non ha un’opinione a riguardo.