Solo la richiesta di referendum sul taglio dei tribunali passa il primo esame, subito bocciati invece i quesiti “anticasta” e sul lavoro, per una questione meramente formale. E’ questo il verdetto rilasciato ieri dall’Ufficio centrale per il referendum presso la Cassazione, che dovrebbe esprimersi a breve anche sui quesiti proposti dai Radicali (e sostenuti anche dal Pdl) in materia di giustizia.
Le bocciature
Pesa sicuramente l’inammissibilità dichiarata dall’ufficio – presieduto da Corrado Carnevale – del quesito contro la diaria ai parlamentari, per il quale l’Unione Popolare di Maria Di Prato aveva raccolto un milione e 300 mila firme, nonché dei due quesiti sul lavoro, per cui Idv, Sel, Verdi e Fiom avevano ottenuto almeno 650 mila firme. A provocare l’inammissibilità, il fatto che le richieste siano state presentate nel cosiddetto “semestre bianco”, che non è quello legato al mandato del Capo dello Stato, ma sono i sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l’elezione delle Camere: la legge n. 352/1970, infatti, non consente la presentazione di quesiti in quel periodo.
La bocciatura dei quesiti per ragioni meramente formali – che non entrano dunque nel merito delle firme o della conformità a Costituzione delle richieste – fa gridare allo scippo i promotori. “Ha ragione chi sostiene che la sovranità popolare è un optional – tuona la Di Prato – non si farà il referendum sulla diaria di 3500 euro al mese riconosciuta anche ai parlamentari residenti a Roma. In Italia si vota ad ogni piè sospinto e dunque i cittadini non potranno mai votare per abrogare le leggi sbagliate!”.
Antonio Di Pietro, tra i promotori del referendum per l’abrogazione della legge Fornero (“ha di fatto cancellato l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori”) e dell’art. 8 della legge Sacconi (“ha minato il valore del contratto nazionale di lavoro”) parla di “un vero e proprio schiaffo alla democrazia”. Democrazia che è stata “calpestata a favore dell’arbitrarietà con cui il Presidente Giorgio Napolitano ha sciolto le Camere in anticipo proprio per impedire i referendum” secondo Paolo Ferrero (Prc), che aveva chiesto di sciogliere le Camere all’inizio del 2013 mentre decise di scioglierle alla fine del 2012.
Il quesito ammesso
Disco verde invece dalla Cassazione per il referendum chiesto dai consigli regionali di Abruzzo, Piemonte, Marche, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Campania, Liguria, Basilicata e Calabria contro il taglio di circa mille tribunali e “tribunalini” che ha ridisegnato la geografia giudiziaria del Paese, senza portare risparmi ma creando molti problemi e disservizi a detta di cittadini e avvocati. Si tratta del primo caso di consultazione referendaria richiesta da consigli regionali e non da un numero congruo di elettori.
L’Ufficio centrale per il referendum ha sostanzialmente certificato la correttezza formale del procedimento con cui i consigli regionali hanno emesso le delibere per sottoporre a referendum la riforma voluta dall’ex ministro Paola Severino. Spetterà però alla Corte costituzionale, all’inizio dell’anno 2014 valutare l’ulteriore ammissibilità del quesito, stavolta sul piano sostanziale del contenuto: in altre parole, la Consulta dovrà controllare che il sistema giudiziario funzioni anche con l’abrogazione di quelle norme.
Soddisfatto il presidente dell’Organismo unitario dell’avvocatura Nicola Marino: gli avvocati avevano protestato duramente contro la chiusura, contestando pubblicamente il ministro e bloccando il trasloco dei faldoni dalle sedi chiuse per la spending review. “E’ incomprensibile l’assoluta mancanza di volontà del ministero di Giustizia e il rifiuto di incontrarci per affrontare i mille problemi emersi in questi mesi. La riforma è ben lontana dall’essere a regime, i disagi aumentano per tutti, ma nessuno ha più notizia della Commissione ministeriale che avrebbe dovuto monitorare la situazione!”.
Per il capogruppo del Psi in Commissione giustizia Enrico Buemi, la decisione della Cassazione “conferma l’errore commesso dal Ministero di non ascoltare le proposte di modifica del Parlamento”. Soddisfatto il comitato civico di Avezzano che ha affiancato la Regione Abruzzo nella lotta ai tagli in un territorio ancora provato dal terremoto. Anche il presidente del Veneto Luca Zaia chiede che il tribunale di Bassano non venga chiuso.
Controlli in corso
Non è ancora terminato invece l’esame del pacchetto di referendum sulla giustizia per i quali i Radicali e il Pdl hanno raccolto circa 530 mila firme. A quanto si sa, circa 400mila sottoscrizioni sono state verificate, i controlli procedono con molta cura ma non c’è la certezza che il quorum richiesto dalla Costituzione sia stato davvero raggiunto. La risposta, in ogni caso, arriverà all’inizio di dicembre.
Gabriele Maestri