Prime elezioni in Egitto dopo le riforme costituzionali

Pubblicato il 22 Ottobre 2020 alle 17:36 Autore: Seif Eddine Braiek

È tempo di elezioni in Egitto. I cittadini del paese nordafricano più popoloso sono chiamati a scegliere i loro rappresentanti nel parlamento, che a partire da quest’anno si trova sotto nuova veste: quella bicamerale. Anche se sarebbe più congruo parlare di “vecchia veste”. Infatti, con le riforme costituzionali dell’anno scorso, la suddivisione del massimo organo legislativo in due rami, è stata un ripristino della situazione antecedente il varo della costituzione del 2014. All’epoca, dopo il golpe militare del 2013 concertato dall’attuale Presidente Al-Sisi, era stata promulgata una nuova costituzione che ha sostituito quella rivoluzionaria del 2012 (questa lasciava invariata la suddivisione parlamentare). Dunque le elezioni legislative del 2015 interessarono solamente la camera bassa (Majlis An-nwab), mentre quelle di questo anno riguardano anche il Senato egiziano.

Il contesto creato con le ultime elezioni legislative

La situazione emersa dalle elezioni del 2015, il cui tasso di partecipazione è stato del 28,27%, ha visto ampiamente affermarsi i partiti “lealisti”, ovvero quelli che appoggiano il Presidente in carica, ed ex militare, Abdel Fattah Al-Sisi. La camera unica del potere legislativo è composta da 596 membri di cui 28 nominati direttamente dal Presidente, infatti la costituzione prevede che il capo dello stato possa nominare un numero di deputati pari ad un massimo del 5% del totale dei seggi.

Dei rimanenti 568 membri, sono soltanto 245 gli appartenenti ad un partito politico, mente gli altri sono tutti indipendenti.

A vincere la corsa elettorale è la larga coalizione di tendenze prevalentemente nazional-populiste, sovvenzionata dall’apparato dell’intelligence egiziana, “Per amore dell’Egitto”. Il fondatore di questo grande fronte pro Al-Sisi, di cui fanno parte sette partiti (oltre a numerosi candidati apartitici), è Ehab Saad, un ex responsabile nel rango dei Mukhabarat.

 

Il nuovo senato accresce il potere del Rais

L’appena ripristinata camera alta, sotto la denominazione di senato e non più del tradizionale shura, consta di 300 seggi complessivi: 100 riservati a nomine dirette del Presidente, tra personalità politiche e dell’ambiente artistico, e 200 di tipo elettivo: metà con il sistema delle liste bloccate e metà a collegio uninominale.

Il Presidente egiziano Al-Sisi mentre vota per il Senato

Le votazioni si sono tenute nelle giornate di 9-10 agosto (prima fase) e 8-9 settembre (seconda fase). Tra il boicottaggio delle forze di opposizione, una diffusa apatia dell’elettorato e una pandemia in corso, la partecipazione al voto nelle due fasi è stata rispettivamente di 14,23% e 10,22%.

Il risultati, poco sorprendenti, sono stati contestati per la poca trasparenza che ha contraddistinto le operazioni di voto. Infatti, a molti membri del National Council for Human Rights è stato impedito da parte della polizia l’accesso ai seggi elettorali. Il partito vincitore assoluto è Futuro Nazione (nazionalismo, populismo) con 149 seggi, a seguire RPP (liberalismo sociale) e HDP (populismo di sinistra) rispettivamente 17 e 11 seggi. Tuttavia, successivamente molti sono confluiti ne “La Nazionale per l’Egitto” creando un blocco di 194 membri.

 

La Camera dei Rappresentanti

Come in quelle senatorie, anche per la Camera de Rappresentanti il sistema elettorale è misto. Dei 568 seggi in palio, 284 sono ottenibili tramite il collegio plurinominale maggioritario in 148 circoscrizioni e 284 attraverso le liste chiuse ed a maggioranza assoluta, per quanto riguarda le liste, le circoscrizioni sono 4 su base nazionale. A questi vanno aggiunti altri 28 nominati dal Presidente, ovvero il 5%.

Formalmente sono quattro le coalizioni che si contendono i seggi: La Nazionale per l’Egitto, I Figli d’Egitto, L’Appello d’Egitto e L’Alleanza degli Indipendenti. Tuttavia la prima è l’unica a correre in tutte e quattro le circoscrizioni, inoltre, formata da più di 12 formazioni politiche tra cui i maggiori partiti del Paese, si prevede già una sua larga vittoria. Soppratutto dopo che l’alleanza antagonista capace di ostacolarla (Coalizione della Speranza) è venuta meno in seguito all’arresto di molti suoi affiliati, per l’accusa di “far cadere lo Stato”, nel giugno 2019.

Le date previste per le elezioni sono spartite in due fasi, ciascuna riguarda una zona geografica diversa. In caso di mancanza di maggioranza assoluta, sono previsti ballottaggi a distanza di un mese.

Prima fase: 24-25 ottobre (21-22-23 all’estero)

Seconda fase: 7-8 novembre (4-6 all’estero)

L'autore: Seif Eddine Braiek