Ecuador vs Chevron, chi la spunterà?
La Corte Constitucional dell’Ecuador ha ridotto la multa inflitta per inquinamento alla compagnia petrolifera Chevron Corporation, fissandola a 9,5 miliardi di dollari statunitensi. La multa è stata dimezzata rispetto a quanto sentenziato nel febbraio del 2011, quando la Corte Superior de Justicia di Nueva Loja, nella provincia de Sucumbíos, ordinò alla Chevron di pagare circa 18 miliardi di dollari statunitensi.
La Chevron aveva respinto la sentenza, sostenendo che le responsabilità dell’inquinamento spettano alla compagnia petrolifera locale Petroecuador, e pertanto non è intenzionata a pagare alcuna multa, considerando i processi in Ecuador una frode e un complotto del governo per pregiudicare le attività delle multinazionali straniere.
Nel frattempo, lo stesso governo di Quito ha annunciato che Antonia Juhasz, un’esperta statunitense di industrie petrolifere, visiterà l’Ecuador per valutare il livello di contaminazione generale in Amazzonia. Juhasz è stata invitata ad aderire alla nota campagna mediatica lanciata dal Presidente ecuadoriano Rafael Correa durante lo scorso settembre, denominata “La mano sporca di Chevron”, e destinata a sensibilizzare la comunità internazionale sul disastro ambientale causato delle compagnie petrolifere in Ecuador.
E la visita di Juhasz presso le aree contaminate della provincia di Sucumbíos, perlopiù sfruttate fino agli anni Novanta dalla compagnia petrolifera statunitense Texaco Company, che nel 2001 si è fusa con la Chevron. La Texaco pare che abbia, appunto, utilizzato metodi scadenti e obsoleti per gestire i rifiuti tossici, scaricando miliardi di galloni di acque reflue e di derivati del petrolio in pozzi e vasche senza alcuna protezione.
Conseguentemente, ciò ha provocato poi la contaminazione di suolo, torrenti, fiumi e acque sotterranee nelle aree in cui operava la stessa compagnia. E quanto accaduto potrebbe rivelarsi un problema in futuro per tutte le grandi compagnie petrolifere: infatti, la sentenza contro la Chevron potrebbe incoraggiare altre denunce (e sentenze) simili in altri Paesi, come l’Argentina, il Brasile e il Canada.