Insegnare l’italiano come L2*. Per far crescere gli italiani di domani
Quanti sono con precisione gli studenti non italofoni nelle scuole del nostro paese? Una cifra certa non c’è ancora, tuttavia dal 2001 ad oggi abbiamo assistito ad una crescita progressiva del numero di alunni stranieri, un aumento che ha oltrepassato in dodici anni le 500.000 unità.
Nell’anno scolastico in corso, gli studenti stranieri che siedono sui banchi di scuola in Italia sono più di 730.000 e dalle scuole primarie agli istituti superiori, ormai quasi ogni classe italiana ospita almeno un alunno non italofono; l’aumento sempre più costante di compagni di banco di origine straniera è un dato di fatto che evidenzia sempre più l’ incessante cambiamento sociale in atto nel nostro paese, la presenza nelle classi di studenti non italofoni dunque non è più una novità e la scuola italiana, vista come contesto multiculturale non è più soltanto un miraggio.
*L2
Per L2 si intende in linguistica e inglottodidattica qualsiasi lingua che venga appresa in un secondo momento rispetto alla madrelingua o lingua materna, a sua volta chiamata in gergo tecnico L1. Cit. Wikipedia
E’ proprio per questo motivo che la figura dell’insegnante di italiano L2* riveste un ruolo fondamentale ed unico, all’interno del processo di integrazione degli alunni stranieri prima nelle classi e poi nella vita reale e nei contesti sociali.
Essere un insegnante di italiano L2, fare questo mestiere, ha un doppio valore, sono convinta che chi lo svolga abbia una duplice responsabilità: fornire agli alunni gli strumenti didattici più efficaci per consentire loro un buon utilizzo della lingua, e soprattutto cercare di trasmettere attraverso la lingua, gli aspetti preponderanti della cultura che essa veicola.
La lingua dopotutto è espressione primordiale di una cultura e senza di essa non può compiersi per nessuno una vera integrazione sociale. Essere un’insegnante di italiano L2 in Italia, vuol dire innanzitutto specializzarsi nella didattica della lingua italiana ad apprendenti stranieri. Le specializzazioni universitarie sono molteplici ma alcune, dato il prestigio degli atenei che le erogano, sono considerate imprescindibili e conferiscono agli insegnanti che le possiedono gli strumenti reali per insegnare la lingua italiana ad apprendenti non italofoni.
Non è un dettaglio infatti entrare nell’ordine di idee che insegnare una lingua ad apprendenti madrelingua è cosa ben diversa dal farlo con apprendenti stranieri, tuttavia su questo importante aspetto didattico vige ancora parecchia confusione. In alcune scuole pubbliche italiane infatti, o nei Centri Territoriali Permanenti che erogano corsi di italiano a stranieri, la scelta dei docenti di italiano L2 spesso ricade su insegnanti di lettere sprovvisti di una formazione specifica, adatta all’insegnamento della lingua italiana a stranieri.
Dunque non basta essere dei bravi insegnanti di letteratura o addirittura dei semplici madrelingua per istruire alunni non italofoni all’apprendimento della nostra lingua: il percorso di specializzazione per divenire un buon insegnante di italiano L2, necessita imprescindibilmente dell’apprendimento di strumenti didattici specifici utili all’insegnamento della nostra lingua a studenti di origini straniere.
Alcune fra le più prestigiose università italiane hanno attivato corsi di laurea specifici nella didattica della lingua italiana a stranieri nonché Master certificazioni e corsi di specializzazione post lauream, incentrati sulla formazione di figure professionali qualificate nella didattica dell’italiano L2.
Siena, Perugia, Venezia e Roma rappresentano certamente i poli universitari di maggior prestigio nell’ambito della didattica della lingua italiana. Tra queste c’è il DITALS dell’Università per Stranieri di Siena, il CEDILS dell’Università di Venezia, il PLIDA della Società Dante Alighieri, tutte attestazioni convalidate anche all’estero, che certificano il possesso di una certa professionalità .
Purtroppo, nonostante il riconoscimento della qualifica professionale attribuito a queste specializzazioni, il Governo italiano e il Ministero della Pubblica Istruzione non hanno ancora riconosciuto ufficialmente la professione del docente di italiano L2. Tale ritardo contribuisce di certo ad alimentare la confusione sulla professione dell’insegnante di lingua italiana a stranieri, professione che richiede invece competenze specifiche e strumenti didattici peculiari.
In una società in continuo mutamento come quella italiana, in cui la stratificazione multiculturale in costante aumento, arricchisce ed incrementa la crescita sociale del nostro paese, la professione dell’insegnante di lingua italiana a non italofoni meriterebbe un po’ di attenzione in più, perché chiave fondamentale, utile e adatta ad oltrepassare il lungo varco dell’integrazione e dell’inserimento sociale.
Da mesi è online una petizione firmata da centinaia di insegnanti di italiano L2 e indirizzata al MIUR –Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – con l’obbiettivo di ottenere il riconoscimento professionale e la creazione di una graduatoria ministeriale distinta da quelle già esistenti, e riservata esclusivamente ai docenti in possesso di qualifiche specifiche per la didattica dell’italiano L2.
Agli alunni stranieri iscritti alle scuole italiane di ogni ordine e grado, sono spesso riservati corsi di potenziamento linguistico da svolgere al di fuori delle ore curricolari; l’attivazione e il consolidamento di tali corsi dipende dai singoli ordinamenti scolastici, in quanto la presenza di alunni stranieri non è omogenea sul territorio nazionale e vi sono senza dubbio, regioni italiane in cui il numero degli studenti non italofoni è maggiore rispetto ad altre.
Sono le singole scuole a stabilire se i corsi di potenziamento di italiano L2 debbano essere attivati in orari extra scolastici o meno. Inoltre le conoscenze linguistiche di partenza degli alunni sono sempre singolari e al docente di italiano L2 spetta il compito di analizzare caso per caso le caratteristiche degli apprendenti, prima di iniziare il percorso didattico.
Essere un insegnante di italiano L2 perciò , vuol dire soprattutto saper comprendere le singole caratteristiche degli apprendenti, identificare i diversi livelli di partenza degli alunni ed individuare le modalità più efficaci per un apprendimento della lingua il più possibile efficace ed adeguato.
Un ottimo insegnante di italiano L2 dovrebbe preferibilmente possedere anche nozioni relative alla mediazione culturale, poiché oltre agli strumenti didattici finalizzati all’apprendimento dell’italiano L2, è certamente importante che il docente conosca anche le regole principali della comunicazione interculturale e sappia unire agli aspetti pratici, conoscenze sociologiche fondamentali per la convivenza civile in una società multietnica come quella italiana.
Valentina Di Cesare