Le voci degli alfaniani dopo la scissione nel Pdl
Il giorno dopo la scissione, sui giornali non possono mancare le opinioni dei “governativi” sulla loro “nuova vita politica”, forse diversamente berlusconiana ma certamente non in Forza Italia. Uno strappo che, a sentire Gaetano Quagliariello, Berlusconi non avrebbe voluto, ma sarebbe stato sollecitato dai falchi lealisti.
QUAGLIARIELLO: “ORGOGLIOSI, PARTIAMO DA ZERO”
Il ministro Quagliariello ricorda che alle 17.30 Berlusconi era d’accordo su un documento: “C’era scritto che anche nell’eventualità di un voto sulla decadenza, non si sarebbe aperta la crisi di governo e che il nuovo partito sarebbe stato organizzato per aree politiche omogenee. Poi però è andato a sentire gli altri che gli hanno detto di no ed è stato costretto a far marcia indietro”.
“Partiamo da zero, orgogliosi della nostra decisione e pronti a usare la nostra unica forza che sono le idee e la coerenza”. Quagliariello sa che l’impresa non sarà semplice (“E’ più facile che ci schiantiamo noi, non loro”) perché il richiamo di Berlusconi, come la sua organizzazione e – soprattutto – i suoi soldi sono in mano ai lealisti: “Loro hanno il percorso spianato, noi abbiamo deciso di metterci in gioco completamente anche con un nuovo nome”.
LUPI: “UN VIRUS HA PRESO FORZA ITALIA”
E’ chiaro e netto Maurizio Lupi nella sua intervista a Repubblica: rifiuta categoricamente l’etichetta di traditore. “La mia storia è vissuta nella stima e nell’affetto al fianco di Berlusconi. Abbiamo ricevuto tantissimo, ma abbiamo anche dato tanto. Tradisce chi non stima la propria storia e i propri elettori, che ci chiedono di non far cadere il governo, di non mettere il Paese nuovamente in ginocchio con una crisi al buio e di diminuire le tasse”.
Lo strappo sarebbe stato una scelta obbligata, dopo l’intervento dei falchi, cioè “quelli che in questi mesi hanno sfasciato la tela che noi faticosamente tessevamo”. Alla base ci sarebbe una vera “infezione” del partito: “Il virus che ha preso FI è pensare che l’unità si costruisca nella gara di lealtà intorno a Berlusconi e non sulla forza della sua proposta politica”.
Rivendica di avere risposto a suo modo all’ultimo richiamo all’unità del Cavaliere: “Fino all’ultimo minuto abbiamo lavorato per mantenere l’unità. Ma l’unità per l’unità non esiste. Andava costruita sulla sua leadership, ma anche su altri due punti essenziali“, cioè la distinzione tra sostegno al governo e battaglia sulla decadenza e la rappresentazione delle “diverse sensibilità e culture che si sono venute a formare nel Pdl” attraverso la nomina di due o tre coordinatori, che però l’ala dura del partito non ha accettato. Forza Italia “sembra diventato un partito di falchi, falchetti e baby falchi. Tra un po’ diventava uno zoo”.
Sul futuro, Lupi fa capire di non temere il “metodo Boffo” contro sé e i colleghi: “Ho sempre cercato di vivere la politica come servizio al bene comune e non come gestione del potere. Mi sono battuto al fianco di Berlusconi a testa alta per testimoniare i miei valori e per il bene del mio Paese. Così continuerò a fare. Non mi preoccupano le minacce, né i diversi ‘metodi’. Piuttosto, lavoro perché tutti possano riappassionarsi alla politica e riavvicinarsi alle istituzioni”.
CALDORO: “DIVISI CI FACCIAMO MALE”
Non tutti però la pensano come Lupi: la giornata di ieri è stata un errore per Stefano Caldoro (Pdl-Nuovo Psi): ”E’ stata del tutto sbagliata la spasmodica corsa alle firme, che ha finito per non facilitare il dialogo, anzi ha radicalizzato lo scontro”. “Se ci si divide – ragiona il presidente della Campania – inevitabilmente si perde: tutte le nostre rotture hanno portato a sconfitte”.
Certamente Forza Italia deve “lasciare spazio ad una nuova classe dirigente nella quale sia diffusa la capacità di mettere insieme: chi saprà unire meriterà di andare avanti”. Le radicalizzazioni, invece, fanno male: “Giudico che sia stato un errore per alcuni pensare di tenere Berlusconi fuori da questo processo”. L’eventuale rottura sarebbe “una sconfitta, una battuta d’arresto”: c’è la battaglia delle riforme da compiere con fermezza (anche verso l’esecutivo) e “solo un partito unito può eventualmente essere capace di staccare la spina senza essere visti come irresponsabili se il governo non fa le cose utili per il Paese”.
BOSSI: “ALFANO DIECI VOLTE TRADITORE”
Ieri sera intanto era arrivata anche la “scomunica” di Umberto Bossi: per lui Alfano è “dieci volte traditore“. “Non capisco dove va, i voti li ha Berlusconi e se Berlusconi fa saltare il governo non gli dà il tempo di fare un partito”. Il fondatore della Lega si spinge in un paragone tra Alfano e Maroni: “Diciamo che chi si somiglia si piglia… chi tradisce sta su e la base sta giù”. Dunque, ha concluso, “in tutti i partiti quando avviene una rottura significa che hanno comprato dei dirigenti”.
Gabriele Maestri