Cresce la tensione in Zanzibar alla luce delle elezioni generali

Il 25 ottobre si terranno le elezioni generali nella regione semi-autonoma di Zanzibar. Si voterà per eleggere il presidente, per il rinnovo della House of Representatives e i consigli municipali. Il candidato per il partito di governo, il Chama Cha Mapinduzi (CCM), sarà Hussein Mwinyy. L’opposizione sarà guidata ancora una volta da Seif Sharid Hamad, non più come rappresentante del Civic United Front ma dell’Alliance for Change and Transparency-Wazalendo (ACT). Il partito di governo, al potere del 1977, cercherà di riconfermarsi per l’ennesima volta.

Il contesto

Zanzibar si unì al Tanganica nel 1964 dando vita alla Repubblica Unita di Tanzania. L’arcipelago, costituito principalmente dalle isole di Unguja e Pemba e da diverse isole minori, ha mantenuto l’autonomia amministrativa dalla Tanzania guidata attualmente da John Magufuli. Si tratta dunque di una regione semi-autonoma all’interno della Repubblica Unita di Tanzania, con un proprio presidente e un proprio parlamento.

Dal punto di vista economico, nell’ultimo decennio la crescita è proceduta a ritmi sostenuti, grazie al contributo del turismo corrispondente all’80% del foreign income e al 60% del bugdet complessivo (World Bank 2020).  Un settore, però, colpito fortemente dalla situazione legata al COVID-19 e che ha mostrato un calo del 40% dei turisti a marzo 2020 rispetto all’anno precedente. Nonostante gli interventi e gli incrementi del sistema di welfare, uno dei maggiori problemi rimane la povertà. Secondo il report dell’UNICEF “Child Poverty in Zanzibar” pubblicato nel gennaio del 2020, il 66.1% dei bambini (0-15 anni) si trovano in condizione di deprivazione in almeno 3 o più dimensioni. Oltre la povertà, le priorità riguardano l’alto tasso di corruzione, la difficoltà di accesso alla giustizia, le numerose uccisioni extra-giudiziali e la libertà di espressione. Provvedimenti legislativi sempre più restrittivi collocano il paese al 93° posto del World Press Index. La disoccupazione giovanile arriva a sfiorare il 90%.

Le precedenti elezioni

Le elezioni del 2015 si sono svolte in un clima reso teso dalla discussione sulla riforma costituzionale della Tanzania verso un sistema pienamente federale che avrebbe potuto modificare i rapporti con Zanzibar. Il CCM accusò il CUF di voler rompere definitivamente l’unione con la Tanzania e di voler ricostituire il Sultanato (“Averting violence in Zanzibar’s knife-edge elections”, International Crisis Group, 2019). La divergenza principale tra i due partiti ha sempre riguardato lo status dell’arcipelago: il CCM a favore dell’unione con la Tanzania mentre il CUF a favore di una maggiore autonomia. La questione si è fatta ancora più tesa per via della scoperta di giacimenti di gas lungo le coste della Tanzania ma all’interno delle acque territoriali di Zanzibar.

Il CUF entrò a far parte della coalizione “Ukawa”, un’alleanza tra le opposizioni sia in Tanzania che a Zanzibar. Il candidato scelto fu nuovamente Serif Sharid Amad che dichiarò di aver ottenuto la vittoria con il 52% dei voti contro il rappresentante del partito di governo Ali Mohamed Shein. La commissione elettorale dell’arcipelago, però, annullò il voto per via di presunte irregolarità scatenando le proteste delle opposizioni interrotte dall’intervento delle forze di sicurezza inviate da Magufuli. La nuova tornata elettorale si è tenuta nel 2016 con più del 90% dei voti favorevoli al partito di governo e all’attuale presidente Ali Mohamed Shein, grazie al boicottaggio da parte delle opposizioni. Hamad è stato il candidato e principale sfidante del partito di governo per ben quattro volte, non riuscendo ad imporsi in nessuna occasione.

L’attuale composizione del parlamento:

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 Le tensioni del voto

Le elezioni hanno sempre rappresentato un momento critico e pieno di tensioni. I partiti politici hanno sfruttato la questione etnica e la differente visione sullo status dell’arcipelago. Data la posizione geografica, Zanzibar è sempre stata un importante hub commerciale attraendo un mix di culture e popoli (africani, indiani, arabi, persiani). Nonostante la lingua (Swahili) e religione (Islam) comune, i partiti politici utilizzano la questione etnica e religiosa a proprio vantaggio. Il CCM ha accusato più volte il CUF di appoggiare l’estremismo islamico. Riguardo la configurazione dell’Unione, il CCM è a favore del mantenimento dello status quo mentre il CUF spinge per maggiore autonomia, questione emersa prima delle elezioni del 2015. I rapporti con la Tanzania, ovviamente, influiscono sulla politica interna. La politica repressiva del presidente Magufuli irrigidisce le opposizioni e di certo non segue la strada della conciliazione. Si tenga conto che il CCM è il partito al potere sia in Tanzania che a Zanzibar sin dall’indipendenza.

Con la costituzione del 1992 e l’apertura ad un sistema multipartitico, le prime elezioni hanno fatto emergere tutte le debolezze del sistema appena creato. Nel 1995, infatti, la sfida tra Salmin Amour del CCM e Seif Sharid Amad terminò con la vittoria del candidato del CCM di appena un punto percentuale. Il risultato delle elezioni venne annunciato diversi giorni dopo e i momenti del voto furono accompagnati da accuse di brogli e dal ritardo nell’apertura di alcuni seggi elettorali. Diverse furono le critiche degli osservatori internazionali sulla gestione da parte della Commissione Elettorale.

La sfida dell’ottobre del 2000 tra Amani Abeid Karume del CCM e Seif Sharid Amad del CUF ebbe un finale ben peggiore. Il primo ottenne la vittoria con il 67,04% dei voti a favore. L’opposizione, che ottenne 16 seggi parlamentari, denunciò brogli elettorali e accusò la Commissione Elettorale di aver manipolato il voto attraverso il ritardo nella consegna delle schede elettorali in alcuni seggi chiave per l’opposizione (isola di Pemba), intimidazioni da parte di gruppi militari e mancata registrazione di centinaia di elettori. I sostenitori delle opposizioni scesero in strada protestando per le irregolarità; gli scontri con le forze di sicurezza portarono ad un bilancio ufficiali di 30 morti nonostante le opposizioni ne denunciassero molti di più.

Amani Abeid Karume sconfisse nuovamente Seif Sharid Amad nell’ottobre del 2005 e venne rieletto con il 53,18% dei voti favorevoli. Il CUF ottenne 19 seggi nella House of Representatives. Anche in questo caso ci furono le denunce di irregolarità da parte delle opposizioni e scontri. In previsione delle elezioni del 2010, le due forze politiche decisero di avviare un processo di riconciliazione. Secondo l’accordo raggiunto, il candidato arrivato secondo alle elezioni avrebbe avuto il potere di nomina del primo vicepresidente. Ciò che si prospettava era un governo di unità nazionale che ebbe l’approvazione popolare nel referendum tenutosi nello stesso anno. Una strategia che funzionò e che garantì la pace durante le elezioni e soprattutto nei momenti post-voto. La vittoria andò ad Ali Mohamed Shein del CCM che ottenne il 50,11% dei voti e il 50,25% per la House of Representatives. Seif Sharif Amad ottenne la vicepresidenza.

 

Il sistema elettorale

Il Presidente viene eletto a suffragio universale per un mandato di cinque anni attraverso il sistema maggioritario first-past-the-post. Il Presidente è a capo del Consiglio Rivoluzionario composto dal primo e secondo vicepresidente. Abbiamo due corpi legislativi: il presidente stesso e il parlamento.

La House of Representatives è composta attualmente da una camera di ottantotto seggi: cinquantaquattro eletti direttamente con l’utilizzo del first-past-the-post; sette nominati dal Presidente, ventidue riservati alle candidate donne sulla base dei voti ottenuti dai singoli partiti; un posto per lo Speaker e un posto per l’Attorney General, sei ex officio. I rappresentanti eletti restano in carica per cinque anni. Inoltre, cinque dei membri dell’House of Representatives sono eletti come rappresentanti nell’Assemblea Nazionale. A livello locale, Zanzibar è divisa in cinque regioni con quattro autorità urbane e cinque distretti rurali.

I principali partiti in corsa

Il CCM è il partito di governo, ispirato al socialismo africano nonché assoluto protagonista della politica dell’arcipelago sin dal 1977, anno della sua fondazione. È il risultato dell’unione tra il Tanganyika African National Union (TANU) e l’Afro-Shirazy Party (ASP). Il TANU, fondato nel 1954 da Julius Nyerere, ebbe un ruolo fondamentale nella decolonizzazione della Tanzania. L’ASP, invece, era un partito che affondava le sue radici propriamente a Zanzibar, fu alla guida della rivoluzione del 1964 che portò alla fine della monarchia costituzionale. Dopo la costituzione del 1992 e l’apertura ad un sistema multipartitico, il CCM è sempre riuscito a mantenere il potere. Il candidato sarà Hussein Mwinyy, ex ministro della Difesa e vincitore delle elezioni interne al partito con più del 78% delle preferenze. Il maggior supporto deriva dall’isola di Unguja.

 

L’ACT- Wazalendo è un partito molto giovane, nato nel 2014, ispirato al socialismo democratico. Il candidato sarà nuovamente Seif Sharid Hamad, dopo la decisione dell’High Court della Tanzania riguardo il ruolo di national chairman del CUF, attualmente affidato a Ibrahim Lipumba. La defezione di Hamad dal CUF è stata molto importante per l’ACT in termini di crescita dei consensi visto il grande sostegno di cui gode l’ex segretario soprattutto nell’isola di Pemba. A livello nazionale l’ACT sta cercando di stringere un’alleanza proprio con il CUF, così da insidiare il partito di governo.

 

Le elezioni generali di Zanzibar sono, ovviamente, legate a quelle della Tanzania. L’insofferenza verso la politica repressiva di John Magufuli e lo strapotere del CCM, la mancanza di volontà di seguire un processo di conciliazione simile a quello del 2010, potrebbero scatenare nuovi scontri e violenze nei momenti successivi al voto. Il risultato delle elezioni a Zanzibar potrebbe essere decisivo per la Tanzania e per il futuro della Repubblica.