Ilva Vendola chiede “scusa al giornalista per aver riso in quel modo”

vendola chiede scusa al giornalista

Vendola chiede scusa al giornalista dopo la pubblicazione da parte del Fatto Quotidiano di una intercettazione tra Vendola, presidente della Regione Puglia, e Girolamo Archinà braccio destra del patron dell’Ilva Riva. Vendola, nella telefonata, deride del giornalista di Blustar Tv Luigi Abbate che nel 2009 a margine di una conferenza stampa prova a porre ad alcune domande a Emilio Riva.

Dopo il clamore seguito alla pubblicazione dell’intercettazione Vendola via Twitter ha scritto: “Unica cosa di cui mi vergogno davvero è di aver riso in quel modo di un giornalista che faceva il suo mestiere, e a cui chiedo scusa”.

 

Vendola telefona allo stesso Abbate per ribadire il “tono goliardico” della telefonata. Il cronista dice di aver ”accettato con riserva”, aggiungendo però che Vendola ”le scuse più belle le deve formalizzare alla città”.

Vendola in sua difesa chiede: ”Perché avrei dovuto invece vendere la mia anima a Riva? Non ho avuto niente in cambio, non c’è neanche un finanziamento lecito che mi riguardi. Il mio obiettivo era cambiare la storia di Taranto ridando speranza alla città. Sono dispiaciuto – ha aggiunto facendo riferimento alla sua risata sull’aggressione subita dal giornalista – ed è del tutto evidente che il maltrattamento era strumentale a quella ‘captatio benevolentiae’ con il mio interlocutore”.

Ai giornalisti che gli chiedevano se fosse pentito di aver fatto quella telefonata, Vendola ha replicato che ”ciascuno di noi fa migliaia di telefonate. Il contesto di quella telefonata è quello molto complesso di una stagione in cui provavamo a spingere l’Ilva sulla strada dell’ambientalizzazione senza ledere il diritto al lavoro. Molti infatti dimenticano che campano dall’Ilva direttamente 20mila famiglie”.

Sbaglia, insomma, secondo Vendola chi ”colloca fuori dal contesto quella telefonata: i nostri atti amministrativi non consentono dubbio alcuno sulla volontà di dare scacco matto a chiunque volesse con la furbizia continuare ad inquinare. La nostra opinione, forse opinabile sul piano politico – ha concluso – non può essere vista come un reato. Sono pronto ad affrontare il dibattito in Consiglio regionale”.

 

(G.S.)