È ancora la politica monetaria, in particolare quella statunitense, a monopolizzare l’attenzione dei mercati, nonché a spingerli al rialzo, facendo toccare ogni settimana nuovi massimi storici.
Mentre comincia il processo di sostituzione del presidente della Federal Reserve Ben Bernanke con Janet Yellen, gli investitori si interrogano su come ed in quali modalità la banca centrale USA deciderà di riportare la politica monetaria su binari convenzionali. Attualmente si ritiene probabile l’inizio del programma di riduzione degli acquisti per il mese di gennaio, ma il consenso è tutt’altro che unanime.
È la stessa Federal Reserve a mescolare le carte, poiché, pur avendo annunciato obiettivi di tasso di disoccupazione come punto fondamentale per il tapering, Eccles Building ha in seguito reso noto che non sarà questo l’unico parametro ad essere valutato nel processo, mentre la stessa Yellen ha ribadito che la politica monetaria rimarrà accomodante ancora a lungo.
I banchieri centrali sono attualmente dilaniati tra il fatto che ad un tasso di disoccupazione in calo non sta corrispondendo una reale ripresa del mercato del lavoro, ed il fatto che il programma di acquisto, mettendo a disposizione denaro a buon mercato, potrebbe creare, se non lo sta già facendo, nuove bolle finanziarie con il rischio di ripetere i guai vissuti nell’ultimo lustro. La Yellen tuttavia si è affrettata a mentire una simile eventualità al Senato.
Nonostante questo il mercato azionario continua a sembrare maggiormente appetitoso per gli investitori, non solo nell’eventualità in cui la crescita dovesse effettivamente farsi sostenuta, ma anche se si dovesse ritornare in una fase di debolezza, poiché il ritiro del quantitative easing non è certo irreversibile. I dubbi più forti ovviamente restano per i mercati emergenti che rischiano di essere colpiti maggiormente dall’eventuale tapering.
L’agenda macroeconomica prevede per martedì i nuovi ordini all’industria italiana, che dovrebbero continuare a crescere di una frazione di punto percentuale, in rallentamento rispetto alla rilevazione del mese precedente; verrà poi rilasciato l’indice ZEW che misura il sentiment degli investitori istituzionali tedeschi, previsto in miglioramento.
Mercoledì gli Stati Uniti renderanno noto il tasso di inflazione, che dovrebbe risultare fermo sia su base mensile che su base annua, in quest’ultimo caso all 1,7 per cento, e le vendite al dettaglio dovrebbero tornare in lieve crescita allo 0,1 per cento, dopo il calo di uguale valore assoluto della rilevazione precedente. Nel corso della serata europea verranno presentate al mercato le minute relative all’ultimo meeting della Federal Reserve.
Giovedì verranno rese note le stime preliminari degli indici dei direttori degli acquisti relativi al terziario in Cina e in alcuni paesi europei: si attende una rilevazione sui valori precedenti, generalmente sopra la soglia dei 50 punti. Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti dovrebbero rimanere stabili intorno alle 340 mila unità.
Venerdì verrà presentata una nuova stima del prodotto interno lordo tedesco, che dovrebbe confermare le letture precedenti di +0,3 per cento su base trimestrale, e 1,1 per cento su base annua; conosceremo inoltre l’indice IFO, che misura la fiducia delle aziende tedesche e che dovrebbe rimanere intorno agli stessi valori della lettura precedente. In Italia le vendite al dettaglio dovrebbero far segnare una crescita dello 0,4 per cento, dopo che il mese scorso era passato con una variazione nulla.