Il colpo di coda del Caimano

Pubblicato il 10 Novembre 2011 alle 09:00 Autore: Matteo Patané

La votazione dell’8 novembre sul rendiconto finanziario dello Stato rischia di essere un terremoto in grado di scrivere la parola fine sulla II Repubblica e sulla figura politica di Silvio Berlusconi, l’uomo che ha dominato la scena italiana per ormai quasi un ventennio.

[ad]Con soli 308 voti a favore in una Camera dei Deputati completamente piena, la maggioranza parlamentare a sostegno del Governo si è trovata ben al di sotto della maggioranza assoluta necessaria per controllare l’Aula, evidenziando quindi un’impotenza politica – per usare le parole del segretario del PD Pierluigi Bersani – che ha condannato e sta condannado il Paese a un immobilismo legislativo di fatto.

Lo stesso Presidente del Consiglio pare aver tratto dal voto la conclusione del naufragio della sua maggioranza, e in un appuntamento al Quirinale ha dichiarato, in forma anche piuttosto irrituale, le proprie dimissioni a valle dell’approvazione della legge di stabilità economica, calendarizzata per la fine del mese di novembre e prevista in ogni caso entro la fine dell’anno.

Giornali e blog si sono scatenati nel celebrare la fine del berlusconismo, con prime pagine a tratti sensazionalistiche, ma a tutti gli effetti veramente avventate in questo momento del dibattito politico.

caimano
Prime pagine dei quotidiani
09/11/2011

L’enormità del concetto di dimissioni associato alla figura del Presidente Berlusconi ha occupato le prime pagine dei quotidiani, che però non hanno saputo approfondire né il modo in cui queste dimissioni potranno giungere a maturazione né gli scenari che si prospettano per il futuro, scenari che potrebbero vedere il Cavaliere ancora protagonista e mattatore della politica italiana.

La scelta che le opposizioni hanno preso di non votare per il rendiconto dello Stato, seppure ammantata di una coltre di parole sulla responsabilità istituzionale e sulla necessità di far passare un simile provvedimento, è in realtà una mossa che presenta connotazioni squisitamente politiche.
Omologando infatti il voto delle opposizioni a quello dei malpancisti della maggioranza, si è venuto a creare un blocco numerico di 321 astensioni (di cui 320 dettate dal non voto e una reale) che in realtà non corrisponde ad un vero voto politico.
Se vi fosse stata una mozione di sfiducia, è possibile supporre che tale cifra sarebbe stata raggiunta? Quante sarebbero state le astensioni e quanti i voti contrari? I voti contrari alla fiducia sarebbero stati almeno i 308 raggranellati dalla maggioranza?
Il voto dell’8 novembre prova che Berlusconi sia ormai alla guida di un Governo di minoranza, ma non è assolutamente in grado di dimostrare che il Cavaliere non abbia più la maggioranza relativa della Camera dei Deputati.

Berlusconi non è quindi stato formalmente sfiduciato e non ci sono nemmeno i presupposti per affermare che una mozione di sfiducia possa essere in grado di far cadere il Governo.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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