Renato Schifani, dalle colonne del Corriere della Sera, pone il problema della successione “istituzionale” di Silvio Berlusconi. “Purtroppo temo che tra poco il presidente Berlusconi, ingiustamente e comunque temporaneamente, non sia più candidabile. Ed è ovvio che si inizi a porre il tema della successione istituzionale, sebbene politicamente resti in campo. Perché nessuno potrà togliergli il ruolo di leader storico del centrodestra italiano”. L’ex capogruppo al Senato del Pdl, ora passato tra le fila del Nuovo Centrodestra di Alfano, non ci sta a passare per traditore. “Il 2 ottobre, se Berlusconi non fosse intervenuto in aula al Senato, avrei espresso la sfiducia al governo, sebbene lo ritenessi un errore. Ma ero capogruppo del Pdl e se mi fossi dimesso in quel frangente il mio gesto sarebbe stato un tradimento – racconta Schifani – Purtroppo dal giorno seguente ci fu una accelerazione che faceva prevedere la rottura, perché si affermava l’automatismo tra la decadenza e la crisi del governo. Quella linea antagonista, dettata da figure del partito che non vengono dalla nostra storia, ha provocato il fallimento dell’ultima mediazione, che mi ha convinto a lasciare”.
Schifani allontana infine la possibilità di una fusione con il centro. Niente alleanze con Udc o Scelta Civica “alle Europee andremo da soli. Se ci unissimo ad altri – spiega Schifani – perderemmo la nostra carica identitaria e la nostra spinta propulsiva che già si scorge sul territorio. Puntiamo a essere una forza che, attraverso la leadership di Alfano, lavori a costruire un grande centrodestra, in un percorso parallelo e competitivo con Forza Italia”.