Il futuro economico del Messico
Lo scorso 14 novembre la Camera dei Deputati del Messico ha approvato il progetto di bilancio per il 2014: un’ampia maggioranza dei deputati presenti (466 su 488) ha votato a favore, e il loro voto ha avuto un particolare significato politico confermando l’intenzione di proseguire il percorso intrapreso. Finora, l’attuale governo si è distinto per l’adozione di varie riforme, approvate solitamente grazie a un ampio consenso parlamentare.
L’approvazione del recente progetto di bilancio è avvenuta a due settimane di distanza da quella sulla legge sulle entrate fiscali, che definiva l’ammontare delle risorse disponibili per effettuare il bilancio. Il nuovo progetto dovrebbe permettere una crescita sostenuta nel breve periodo: secondo il Ministero dell’Economia del Messico, Ildefonso Guajardo Villareal, gli investimenti infrastrutturali previsti per il 2014 permetteranno una crescita del 14% in termini reali rispetto al 2013, con un aumento del 50,8% nei settori dei trasporti e della comunicazione.
D’altra parte, il Messico è stato di recente indicato da parte dei principali think tank come la nuova meta alternativa alla Cina dove andare a produrre: infatti, ci sarebbero tutti i migliori presupposti per considerare il Messico come la nuova destinazione emergente della delocalizzazione. Considerata la vicinanza, nel corso degli anni gli statunitensi hanno sviluppato un forte legame a livello commerciale con il Messico, in particolare grazie al NAFTA, ovvero il trattato di libero scambio commerciale stipulato tra Stati Uniti, Canada e Messico.
Inoltre, gli Stati Uniti hanno assistito alla ripresa dell’economia e dei consumi e, adesso, numerose imprese di altri Paesi hanno intensificato i propri rapporti con il Messico. Si sta sviluppando, insomma, un vero e proprio trend di multinazionali che prima producevano in Cina e adesso stanno trasferendo la propria produzione in America Latina, poiché qui i salari sono competitivi e crescono meno che in Cina: infatti, oggi gli stipendi in Messico sono più bassi del 20% rispetto a quelli cinesi.