nonunacosaseria ci ricorda l’ovvio:
Ci sono tre modalità con le quali si può garantire la disciplina interna a un gruppo parlamentare.
La prima è quella berlusconiana. Ossia, si fa come dice il capo e basta. Se ci stai, bene; altrimenti la porta è quella e ricorda la fine che ha fatto Gianfranco (soprattutto se hai una casa a Montecarlo).
La seconda è quella grillina. Simile alla prima modalità, ma con una variante: il peone parlamentare è intimamente convinto di poter agire liberamente o, quantomeno, rispondere a milioni di cittadini consultati tramite il mitico uèb. Invece è costretto a fare quel che gli dice il capo.
La terza modalità è quella che dovrebbe essere la regola, ma non lo è. Il gruppo discute e, se non tutti sono d’accordo, vota. La decisione è presa a maggioranza e, se non si tratta di questioni etiche, chi è in minoranza si adegua, in particolar modo quando si tratta di questioni attinenti alla fiducia a un governo o a un ministro.
Poi si può fantasticare di mondi senza gruppi parlamentari. Fantasticare però perché nel mondo reale la democrazia funziona solo così e ogni altra alternativa è peggiore.