Lunghissima intervista del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, al settimanale “Vanity Fair”. Il giornalista è l’italo-tedesco Giovanni Di Lorenzo, direttore di “Die Zeit”.
Pronti via e Renzi parte subito elencando i problemi cronici dell’Italia ed una serie di possibili soluzioni: “Burocrazie, tasse, evasione fiscale”. E poi la politica, che deve cambiare: “Via le province, via il Senato, via la metà delle poltrone nei consigli regionali, nelle giunte, nelle aziende partecipate”.
“Dimezzare il numero dei politici, raddoppiare il numero delle biblioteche e degli asili nido: su 100 famiglie che fanno richiesta solo 14 trovano posto, si rende conto? Se io a Firenze ho dimezzato gli assessori – e cinque sono donne, più che gli uomini – lo può fare anche il Pd, lo possono fare tutti. A dieta la politica, poi la burocrazia”. Anche perché, la crisi economica che sta travolgendo il paese, è “l’ultima occasione per cambiare, gli italiani sono esasperati”.
Ma non sono solo i politici a dover cambiare, obietta Di Lorenzo. “Le corporazioni sono forti se la politica è debole – replica Renzi-. Bisogna rompere l’incantesimo e non parlo solo di notai e tassisti, tutti devono cambiare”. Inclusi i sindacati: “Che senso ha avere tre sindacati più tutti quelli autonomi? E poi i loro bilanci devono essere trasparenti e certificati, come avviene in Germania”.
Nel discorso, ovviamente, non può non rientrare anche l’emergenza occupazionale: Renzi evidenzia come la disoccupazione prima della crisi si attestava intorno al 6,5% ed ora, dopo 5 anni, ha raggiunto il 12,5%.
Quali soluzioni allora? Per prima cosa “occorre semplificare il mercato del lavoro”, visto che “abbiamo 2.146 articoli di diritto del lavoro”. Troppi. Ne bastano “50, 60, 70 scritti con chiarezza in italiano e in inglese. Conosco aziende che potrebbero venire a investire in Italia ma hanno paura del sistema, e a ragione, avrei paura anch’ io. Chi però supera la paura e investe vince. Qui a Firenze, Pignone è stato venduto agli americani e in vent’anni ha decuplicato il fatturato”.
Di Lorenzo passa poi a domande più strettamente politiche, a cominciare dal successo del Movimento 5 Stelle alle ultime elezioni. Per il candidato alla segreteria del Pd, Grillo incarna “la risposta demagogica e populista, che c’è in tutta Europa – è il vostro Partito dei Pirati, è Marine Le Pen in Francia -a un certo scontento: non vogliamo più le stesse facce che ripetono gli stessi discorsi. Il messaggio è arrivato e comunque l’Italia è sul punto del cambiamento, perché l’esperienza di Berlusconi è sostanzialmente chiusa”.
Non poteva mancare un passaggio proprio sul Cavaliere. Di Lorenzo osserva che per un tedesco, di destra o di sinistra, è incomprensibile che Berlusconi piaccia ancora a parte degli italiani”. Renzi: “Non è che i tedeschi non capiscono. Nessuno, fuori dall’Italia, capisce”. In verità, “non ho capito neanche io, ma mi sono fatto una mia idea. Berlusconi ha rappresentato per vent’anni un’idea forte di novità. Ed è stato molto bravo, in campagna elettorale, a presentarsi sempre come quello nuovo”.
Nonostante ciò “è entrato in politica e non ha cambiato niente”. Forse l’ha cambiata in peggio, puntualizza Di Lorenzo. “Sì è vero, ma è stato agevolato da una sinistra subalterna – ammette Renzi -. La responsabilità è di Berlusconi, però la sinistra non lo ha sfidato sul terreno della concretezza. È stata soprattutto una subalternità culturale. La sinistra ha avuto la puzza sotto il naso, ha pensato di essere superiore, e quindi di non aver bisogno di andarsi a riprendere voto per voto, casa per casa”.
Ed è proprio qui che Renzi vuole segnare un punto di discontinuità: “A me interessa anche il voto di chi ha scelto Lega o Berlusconi per una vita. Così come mi interessano gli ex di sinistra che oggi sono delusi. Diciamo la verità: Berlusconi ha vinto anche perché, quando la sinistra è stata al potere, si è divisa”.
La chiusura sul Cavaliere è piuttosto dura: “Berlusconi ha definitivamente rovinato il tasso etico dell’Italia. E’ stato il perfetto italiano. Andava alla Guardia di Finanza a dire che se le tasse sono più del 33% è giusto evadere. Attenzione però: diceva una cosa che pensano in tanti”.
Il finale dell’intervista è invece dedicato alla sinistra. A domanda di come uno di formazione democristiana possa guidare la sinistra, Renzi risponde a tono: “Dovendo scegliere tra sinistra e destra, io sto con Kennedy, Obama e Blair, non con Reagan, Bush e la Thatcher. Per me la sinistra è l’ambiente. Io a Firenze ho lanciato il piano “stop mattoni”. Continuavano a costruire, anche quelli di sinistra, ho detto basta. La sinistra è un giardino per le mamme. E’ un ambiente a misura d’uomo. E’ l’investimento in cultura, sono gli asili nido. E’ l’innovazione tecnologica, è la digitalizzazione, è il cambiamento”.