Il governo tecnico: sconfitta della politica e della comunicazione
Di fronte alla crisi, gli Stati Uniti compiono una scelta tutta politica di eleggere un presidente come Barack Obama ed i tedeschi tengono insieme socialdemocratici, verdi e CDU con la Grande Coalizione. L’Italia anche questa volta – ed e’ la terza, ma la soluzione ha parallelismi interessanti in alcuni governi monocolore della Prima Repubblica – si affida a dei tecnici che, lo speriamo tutti, ci toglieranno le castagne dal fuoco prendendo quelle scelte impopolari che la politica non sa prendere.
[ad]Con il vento anti-Casta che tira, questo la dice lunga sul sistema politico e partitico che abbiamo e senza dubbio molti dirigenti stanno tirando profondi sospiri di sollievo di poter ritornare alle urla senza aver avuto una responsabilità diretta per quello che Monti deciderà.
Questo scenario ci deve pero’ far interrogare anche sul rapporto fra comunicazione, consenso e governabilità: dobbiamo chiederci se e’ possibile che solo un governo che non dovrà, come suo obiettivo principale, comunicare sara’ anche l’unico che potrà affrontare alla radice i problemi. Non foss’altro perche’ presumibilmente i suoi protagonisti non si ricandideranno e perché i partiti si riprenderanno la scena una volta domato l’incendio.
Perché la “responsabilità del comunicare” e’ un freno alle scelte difficili? Su questo punto, gli stessi governi di Prodi hanno avuto la peggio. Forse perché siamo una democrazia immatura, fatta di cittadini che, contaminati da anni di populismo, non sanno accettare medicine amare? O forse perché si e’ perso quel senso di comunità che ci fa comprendere il valore del bene comune a discapito dell’interesse individuale.
Probabilmente e’ così, ma e’ ancor più effetto del ruolo che i partiti hanno nel nostro sistema politico dove continuano ad essere espressione di interessi particolari (i dipendenti pubblici, le partite IVA, i clientelismi locali) piuttosto che delle “visioni del mondo” che pero’ hanno una vocazione a rispondere ai bisogni ed ai desideri dell’intero Paese.
Oggi tutti sperano che Monti calmi i mercati e riporti la credibilità dell’Italia nell’alveo dell’e grandi democrazie occidentali. Mentre il Presidente della Repubblica vigila su tutto questo. E’ pero’ importante che i partiti testino se stessi e cambino la loro natura: le decisioni che ci attendono saranno un banco di prova utile e perfetto per questo.