Disco verde del Consiglio dei Ministri al piano di revisione della spesa pubblica predisposto dal commissario Carlo Cottarelli. Dopo il via libera del Comitato Interministeriale sulla spending review, presieduto dal premier Enrico Letta, il dossier dell’ex direttore del dipartimento per gli Affari Fiscali del Fondo Monetario Internazionale entra nella sua fase più calda.
Venticinque gruppi di lavoro affiancheranno la task force del commissario che dirigerà i suoi sforzi nel tentativo di conseguire i tanto sospirati risparmi di spesa. Sul piatto ci sono ben 32 miliardi di tagli, attesi tra il 2014 e il 2016, ossia due punti percentuali di Pil, da destinare, secondo lo scenario delineato dallo stesso premier Letta, all’agognato taglio del cuneo fiscale. Numerosi i capitoli di spesa oggetto della maxi-sforbiciata prevista dal piano Cottarelli: gli acquisti di beni e servizi sanitari e non; la gestione dei beni immobili; i costi della politica; la riorganizzazione del pubblico impiego; non da ultimo, la piena operatività del sistema dei costi e dei fabbisogni standard per le regioni.
La sanità nella gabbia della spending review
La scure del commissario Cottarelli si abbatterà sull’Idra della spesa sanitaria, con risparmi attesi nell’ordine dei 6-7 miliardi. La prima testa a rotolare sarà quella delle voci in uscita legate all’acquisto dei farmaci e dei beni e servizi riconducibili all’offerta di assistenza sanitaria. In tal senso, sarà rafforzato il ruolo della centrale Consip nel favorire migliori condizioni d’acquisto per i presidi sanitari territoriali. Dalla stretta incardinatasi nel dossier Cottarelli si dispiegano, inoltre, linee d’azione orientate alla revisione dei Livelli essenziali d’assistenza e alla diminuzione del tasso di inappropriatezza delle prestazioni erogate dalle strutture ospedaliere.
In secondo luogo, la spada dell’ex esperto del Fmi in materia fiscale infliggerà un duro colpo alle esorbitanti spese del sistema sanitario tramite l’implementazione dei costi standard, da cui è previsto un risparmio, secondo le stime della Corte dei Conti riprese dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, pari a 3-4 miliardi.
Infine, il piano del commissario straordinario alla spending review è destinato a ridefinire sensibilmente il “Patto della Salute”, ossia l’accordo tra Ministero e Regioni finalizzato a ripartire le risorse a coperture dei servizi sanitari di ciascun ente regionale. Nel mirino del dossier Cottarelli i piccoli ospedali, patata bollente per qualsiasi governatore intento a difendere le rivendicazioni e le aspettative di cura dei cittadini ancorate ai nosocomi territoriali.
Dunque, un duro test attende il commissario Cottarelli, strenuo sostenitore della cd. fiscal transparency. Al pari del quadro tracciato nel suo paper, pubblicato per il Fmi, in tema di correlazione tra trasparenza sul fronte fiscale e solvibilità del debito degli stati sovrani, potrebbe anche emergere dal lavoro svolto per conto dello Stato italiano una correlazione positiva tra la spending review e i Cds, il vero termometro del rischio di default di uno Stato. Tuttavia, sarà possibile verificare tale relazione ad una sola condizione: che la montagna della spending review non partorisca l’ennesimo topolino.
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