Decadenza Berlusconi, Grasso conferma la data del 27. La destra lo attacca
Il Presidente del Senato, Piero Grasso, conferma la data già fissata del 27 novembre per il voto dell’aula sulla decadenza di Silvio Berlusconi.
Secondo Grasso, infatti, “non si ravvisano gli estremi per una nuova convocazione del Consiglio di Presidenza”, come invece chiedevano i senatori di Forza Italia e Nuovo centrodestra, che avevano posto la questione preliminare della violazione del segreto in occasione del voto finale alla Giunta lo scorso 30 ottobre.
“La questione è già stata dichiarata chiusa il 6 novembre – continua il Presidente del Senato – e non risulta che componenti della giunta per le elezioni abbiano rivelato elementi riferibili all’andamento dei lavori nella camera di consiglio tali da inficiare la decisione a favore della decadenza”.
Com’era prevedibile, però, insorgono Forza Italia e Nuovo centrodestra, che, a più riprese, avevano chiesto un rinvio del voto in aula. Molto duri i toni di uno dei falchi berlusconiani, Sandro Bondi (Fi), che, prendendo la parola in Aula, ha dichiarato: “Lei non ha mai smesso le vesti del magistrato. Ha letto una lunga pappardella formale per eludere la sostanza di una questione evidentemente politica. Lei non ha dimostrato di essere sopra le parti ma partigiano. Sarà ricordato come uomo di parte che ha consentito venisse violata una delle norme più importanti della vita democratica di questo Parlamento”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Maurizio Gasparri, altro fedelissimo del Cavaliere, che parla di “violazioni gravi delle regole del Parlamento e della segretezza delle procedure”.
Di tutt’altro tenore, com’è ovvio, la posizione del Movimento 5 Stelle, che per bocca del capogruppo al Senato Paola Taverna, difende invece Grasso: “Qui si sta cercando di fare un fiocchetto intorno a una cosa già stabilita. Dovete accettare che, in base alla legge Severino, il senatore Berlusconi non sarà più senatore. Lo ha deciso la Giunta e la legge. Ve lo chiede il popolo italiano”.
Sulla questione si esprime anche il Presidente della Giunta per le elezioni, Dario Stefano, che puntualizza: “Se avessero voluto davvero invalidare quel voto non avrebbero dovuto proprio esprimersi sulla relazione, neanche con il voto contrario, né tanto meno emendarla, come invece ha fatto la Casellati“, dice il senatore di Sel, prendendosela con la collega di Forza Italia, anche lei parte della giunta. “Ma soprattutto non avrebbero più dovuto partecipare ai lavori successivi sempre sulla questione della decadenza di Berlusconi, perché così facendo ne hanno di fatto riconosciuto la validità”.