Anche l’Udc vuole rottamarsi. Vicenzi: i dirigenti nazionali facciano un passo indietro
Non sembrano placarsi i grandi venti di cambiamento che stanno colpendo le maggiori forze politiche del nostro paese. Prima il Pd che corre inesorabile verso le primarie dell’8 dicembre, poi la scissione tra “falchi” e “colombe” nel centrodestra ed ora anche all’interno dell’Udc si sono registrati i primi movimenti. La parola d’ordine che arriva direttamente dalla base è forte e chiara: rottamazione.
Certo è che Matteo Renzi già un cambiamento di mentalità potrebbe averlo portato: resta solo da vedere se i presunti “giovani” avranno le stesse facce dei “vecchi”. Ma, soprattutto, se “nuovo” e “buono” coincidano. Non sempre sono sinonimi.
Il partito fondato da Pierferdinando Casini, su cui pesa ancora la batosta elettorale presa a febbraio, è in subbuglio. Soprattutto nella sua regione. A poche ore dal Consiglio Nazionale di Roma, a Modena, il segretario e consigliere provinciale Fabio Vicenzi ha annunciato la presentazione di una “mozione congressuale approvata dall’Udc di Modena e di Ferrara” che “in poche parole dice questo: Lorenzo Cesa ha fallito, lui e i dirigenti Udc nazionali facciano non uno ma due passi indietro e lascino che il partito si rinnovi nel solco dei popolari europei”. Rottamare, e al più presto.
La mozione, che verrà presentata al Consiglio Nazionale, ha ottenuto grossi consensi anche all’interno dell’Udc bolognese, da sempre casa madre di Casini. La questione riguarda, quindi, anche il fondatore del partito accusato spesso di aver commesso troppi errori nella scelta dei propri alleati. L’ultimo in ordine di tempo: Mario Monti e l’allegra combriccola dei tecnici. “Il nostro presidente non c’entra nulla” ha però affermato Vicenzi.
“Nelle sue mani rimane la leadership indiscussa dell’Udc, anzi vorremmo lui come garante del percorso del rinnovamento interno” ma, subito dopo, attacca il partito e le sue ultime scelte politiche: “Peggio di queste cifre non possiamo fare. Andare con Scelta Civica al senato e da soli alla Camera è stato un grande errore.
Ora vogliamo che il nostro partito diventi alternativo alla sinistra, con cui però possiamo idealmente dialogare, e non più schiavo del centrodestra e ancor più di Forza Italia”. Né con Renzi, quindi, né con Berlusconi perché bollati come “populismi di sinistra e di destra”. Nessuna alternativa di alleanza quindi, se non restare con il rinnegato Monti. “Cambiare tutto per non cambiare niente”, si capisce.