Rimborsi elettorali, spese pazze in Piemonte ed Emilia Romagna
“Non ho mai fatto cene e festini in maschera, come è avvenuto altrove. Non ne avrei avuto il tempo e non è assolutamente nella mia indole di uomo e padre di famiglia”. Si difende con una lettera inviata ai giornali il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota. Il governatore è finito nel tritacarne mediatico per alcune spese “pazze” pagate con i rimborsi elettorali. “Mi contestano spese per 800 euro al mese per tre anni, ma io sono un presidente leale”, scrive Cota. “Non mi trovavo in quel posto in quel giorno”, ripete Cota a chi gli contesta gli scontrini battuti in autogrill. Le sue telefonate, invece, come riporta La Repubblica, lo incastrano.
IL DATABASE IN MANO ALLA PROCURA – A smentire le dichiarazioni del governatore leghista sono alcune telefonate fatte e ricevute dai consiglieri indagati. Nella “lista della spesa” figura di tutto: da rimborsi per cene al ristorante e fast food, videogame, cravatte, sostituzioni di pneumatici, biglietti per partite e molto altro. Secondo La Stampa dentro ci sarebbe anche una trasferta a Roma pagata 13 mila euro per assistere ad un convegno nazionale del Pdl nel 2011. Protagonista della trasferta, il consigliere Angiolino Mastrullo che però respinge le accuse: “La trasferta fallì e per scongiurare un contenzioso ancora più gravoso per la Regione con la ditta del bus, pagammo quanto pattuito”.
SCANDALO ANCHE A BOLOGNA – Non solo il Piemonte è coinvolto nelle “spese pazze”. Anche l’Emilia Romagna è al centro di una bufera mediatica per l’utilizzo di una limousine, costata 900 euro e messa tra i rimborsi del gruppo Pd romagnolo. La spesa si riferisce ad un viaggio da Napoli ad Amalfi a fine luglio 2011 ed è finita nei rendiconti dei gruppi dell’Assemblea legislativa , esaminati dalla Guardia di Finanza che indaga per peculato su delega della Procura di Bologna.