Nasce la Social Street, quando Facebook è veramente uno strumento sociale
Nasce la Social Street, quando Facebook è veramente uno strumento sociale
I meccanismi di convivenza sociale a livello quotidiano, basati su un buongiorno al mattino e un buonasera dopo il tramonto, identificabili in gesti come evitare frastuoni notturni o pulirsi sempre le scarpe all’ingresso del condominio, sono alla base di qualsiasi comunità urbana.
Ma non è difficile riconoscere che certe gentilezze più profonde, più autentiche, sono ormai quasi un’esclusiva delle piccole agglomerazioni, reminiscenze di un concetto di paese inteso come una grande famiglia unitaria. Così nascono gli scrupoli a bussare alla porta dei vicini se si ha bisogno di qualcosa, e al di là dei saluti di cortesia ci si rende conto di sapere ben poco della vita di quartiere.
Al giorno d’oggi però, uno strumento è alla portata di tutti e ormai quasi universalmente utilizzato: Facebook che, come si legge nella home page “ti aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita”.
L’idea è nata a Bologna, per merito di Federico Bastiani, un giornalista che ha fondato sul social network un gruppo riservato ai residenti nella sua stessa strada: “Via Fondazza social street”. «Mi sono accorto che non conoscevo nessuno dei miei vicini nonostante da qualche anno abitassi in questa strada. Ho deciso di aprire un gruppo su Facebook e di stampare una cinquantina di volantini per coinvolgere anche chi non fa uso della tecnologia», spiega Bastiani.
Nel giro di pochi giorni il capogruppo ha ricevuto un sacco di consensi e ad oggi sono più di 350 gli aderenti al gruppo: c’è chi si offre per dare lezioni di pianoforte, chi mette la propria lavatrice a disposizione degli studenti, o chi si propone di aiutare gli anziani a fare la spesa. «Siamo diventati un vero e proprio caso di studio.
Non si è tirato indietro nemmeno il cinema che per i residenti stacca biglietti con lo sconto insieme al bistrot che ha pensato ad una promozione per i “fondazziani”», e sono veramente diventati un caso di studio: antropologi, sociologi ed economisti stanno analizzando il fenomeno, conviti che possa diventare di portata nazionale, o anche di più.
Infatti già in altri quartieri bolognesi hanno seguito questa moda, che è arrivata anche a Milano, Roma, Firenze, Pescara, Ferrara. Per mettere in rete tutte le esperienze è stato creato anche un sito, www.socialstreet.it dove si stilano gli obiettivi della Social Street: “Instaurare un legame, condividere necessità, scambiarsi professionalità, conoscenze, portare avanti progetti collettivi di interesse comune e trarre quindi tutti i benefici derivanti da una maggiore interazione sociale”.
La volontà c’è, le adesioni ci sono, gli strumenti anche: finalmente una parola buona per facebook, che in questo caso si merita l’epiteto di “strumento sociale” senza accezioni negative.