Giornata contro la violenza sulle donne (nel Kivu). In questa giornata mondiale contro la violenza sulle donne non posso fare a meno di ricordare le donne del Kivu, travagliata e ricca regione orientale della Repubblica Democratica del Congo.
Le donne nel Kivu sono un motore straordinario della società civile e (forse anche per questo) oggetto di una violenza tra le più odiose: lo stupro. Ma nel Kivu questa pratica assume forme e caratteristiche che ne fanno una vera e propria arma della guerra. Un arma che colpisce quando viene usata, cioè nel momento dello stupro. Ma che colpisce anche nel futuro, durante i mesi di gravidanza e poi al momento della nascita e anche dopo.
Lo stupro nel Kivu è stato “usato” in modo scientifico, con la stessa crudeltà e la stessa ferocia con cui in guerra si usano le mine o i proiettili a frammentazione. Armi, cioè, che sono in grado di moltiplicare il loro effetto ben oltre il colpo iniziale.
Le donne del Kivu che (come e forse più di tutte le donne africane) quando vengono stuprate non riescono a non amare il frutto innocente di una violenza. Gli stupratori lo sanno e, in questo modo, diffondono tra le donne congolesi un dna che si tradurrà, nel futuro, anche in lineamenti visibili, che faranno pensare, sempre, al fatto che quel bambino, quel giovane, quella ragazza possa essere il frutto del “nemico”. In questo modo si indebolisce la coesione delle popolazioni congolesi del Kivu.
In questo blog ho trattato spesso l’argomento delle ricchezze immense del Kivu e dei motivi di quella guerra strisciante, ma non solo, che ormai da quasi venti anni piega questa splendida regione. Le donne stuprate sono quasi sempre congolesi, abitanti di villaggi indifesi abbarbicati su delle splendide colline verdi che nascondono nelle loro viscere ricchezze minerarie infinite. Gli stupratori sono invece guerriglieri (spesso manovrati dal vicino Ruanda o anche dall’Uganda) che su quelle ricchezze hanno appuntato le loro mire. Riempire di popolazione non congolese quelle regione legittima sempre di più queste mire.
Le donne così sono diventate un’arma con la quale si combatte questa odiosa guerra di interessi.