La Fed guarda alla BCE mentre Francoforte pensa al QE
Termometro Finanziario: La Fed guarda alla BCE mentre Francoforte pensa al QE
Sono ancora le banche centrali, in particolare la Federal Reserve, ad essere le protagoniste sui mercati finanziari: la pubblicazione delle minute dell’ultimo FOMC hanno rivelato che il Comitato ha una buona intenzione di avviare il piano di rientro dal programma di acquisto di titoli di Stato noto come quantitative easing anche a prescindere dai fondamentali economici, forse nel timore di gonfiare una bolla.
L’Istituto guidato ancora per un mese da Ben Bernanke potrebbe tentare di sostituire l’attuale politica monetaria con una maggiormente basata sulla forward guidance, sulla scia di quanto fatto dalla Banca Centrale Europea, che è riuscita a riportare la calma sui mercati solo annunciando il programma Outright Monetary Transactions (OMT), e senza sborsare un euro.
La BCE, tuttavia, non è comunque è riuscita ad evitare all’Eurozona una seconda recessione in pochi anni, a differenza degli Stati Uniti, senza dimenticare gli evidenti problemi di inconsistenza temporale sempre presenti quando si tratta di giocare con le aspettative degli operatori: la Fed, in altre parole, dovrà cercare di guidare la propria politica in modo tale che i mercati e l’economia possono fare a meno della droga monetaria di cui sono diventati dipendenti.
Fatto curioso è che mentre la Federal Reserve comincia a pensare ad un tapering, cui farebbe seguito la promessa di mantenere a lungo una politica monetaria accomodante, è la BCE a cominciare a prendere in considerazione di mettersi sulla strada dell’alleggerimento quantitativo tracciata proprio dalla Fed e seguita dalla Bank of England e dalla Bank of Japan.
L’agenda macroeconomica prevede a partire da martedì 26 novembre la fiducia dei consumatori in Italia attesa stabile a 97,3 punti; l’asta di BTP€I è stata invece cancellata. Mercoledì verrà resa nota la stima preliminare del prodotto interno lordo del Regno Unito che dovrebbe essere cresciuto su base trimestrale dello 0,8 per cento mentre su base annua l’aumento dovrebbe essere dell’1,5 per cento; Italia e Germania si presenteranno sul mercato con aste di titoli di Stato nel primo caso BOT a 6 mesi nel secondo Bund a 10 anni. Negli Stati Uniti gli ordini di beni durevoli dovrebbero tornare in crescita su base mensile per mezzo punto percentuale; per via della festa del Ringraziamento vengono anticipati di 24 ore i dati sulle richieste di nuovi sussidi di disoccupazione, attesi a 330 mila unità.
Giovedì l’Italia renderà noto il livello della fiducia delle aziende che dovrebbe risultare anche in questo caso sostanzialmente stabile a 97,5 punti; sono inoltre previste le aste di BTP a 5 e 10 anni. L’inflazione tedesca dovrebbe essere aumentata dello 0,1 per cento su base mensile, rimanendo invece ferma all’1,2 per cento su base annua.
Venerdì, giorno ancora festivo per metà negli Stati Uniti, verrà resa nota la produzione industriale giapponese, prevista in crescita del 2 per cento, mentre la Germania renderà note le vendite al dettaglio, che dovrebbero tornare in positivo per mezzo punto percentuale su base mensile. Il tasso di disoccupazione italiano dovrebbe risultare stabile sopra il livello “inaccettabilmente alto” del 12 per cento, mentre l’indice dei prezzi al consumo dovrebbe tornare a crescere dello 0,2 per cento su base mensile; su base annua, invece, l’indice dovrebbe restare su livelli piuttosto bassi allo 0,8 per cento.