Napolitano: non testimonierò alla trattativa Stato-mafia
“Non ho da riferire alcuna conoscenza utile al processo, come sarei ben lieto di fare se davvero ne avessi da riferire”. Così, niente di meno che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una lettera datata 31 ottobre indirizzata al Presidente della Corte di Assise di Palermo, Alfredo Montalto. L’argomento è la trattativa Stato-mafia.
Fu la Procura a citare Napolitano come teste per riferire di una lettera ricevuta dal Consigliere per gli Affari dell’Amministrazione della Giustizia, Loris D’Ambrosio, nominato proprio dal primo Presidente della Repubblica ex comunista, nel maggio del 2006. Nel messaggio D’Ambrosio (giugno 2012) parlava di “episodi del periodo 1989-1993” e manifestava il suo “timore di essere stato considerato un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”. Il consigliere, morto un mese dopo, sembra aver fatto ulteriori confidenze al Napolitano. Ed è proprio riguardo queste confessioni che lo storico ‘migliorista’ dovrebbe discernere a Palermo. Ma il capo dello Stato, afferma nella missiva inviata a Palermo, di non aver “in alcun modo ricevuto dal dottor D’Ambrosio qualsiasi ragguaglio o specificazione circa le ‘ipotesi’ – solo ipotesi – da lui ‘enucleate’ ”. Il consigliere, poco prima di morire, venne messo al centro di infuocate polemiche per le sue telefonate con l’ex Ministro dell’Interno Nicola Mancino, oggi imputato di falsa testimonianza nel giudizio palermitano.
Napolitano giura di essersi attivato con “massima trasparenza nel documentare e onorare il travaglio umano e morale” di D’Ambrosio, deluso e profondamente scosso, “provocato dalla diffusione, sulla stampa, di testi registrati (non si sa quanto correttamente e integralmente riprodotti) di conversazioni telefoniche con il senatore Mancino, intercettate dalla Procura di Palermo, e da cui vengono ricavati elementi di grave sospetto su comportamenti tenuti dal mio collaboratore”.
Napolitano quindi non testimonierà. Nella lettera parla di “limiti contenutistici relativi ad un’eventuale testimonianza”. Ma è benzina sul fuoco. Pronta la reazione del deputato forzista (FI) Luca D’Alessandro: “è quanto meno singolare”, afferma il segretario della Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati, “che il presidente della Repubblica chieda a Silvio Berlusconi il rispetto delle regole processuali e un comportamento istituzionalmente corretto, per poi scrivere una lettera in cui annuncia in modo irrituale che non andrà a testimoniare a Palermo in quanto non ha ‘nulla da riferire’. Ci saremmo aspettati da chi impartisce lezioni di morale quanto meno il buon esempio”.
Daniele Errera