Oggi, a Roma, sono state organizzate diverse manifestazioni in difesa del Metodo Stamina, la famosa e controversa cura Vannoni (qui trovate il post dedicato del nostro Marco Caffarello).
Capitale in tilt dopo il blocco del traffico in diverse vie della città (tra cui Piazza Venezia e Largo Argentina) da parte dei cortei. Poi i manifestanti – presenti anche molti malati sottoposti alla cura – hanno organizzato un sit-in davanti a Montecitorio, chiedendo d’incontrare il ministro della Salute Lorenzin e il presidente del Consiglio Letta. E nelle ultime ore si pensava che almeno una delegazione di 6 persone sarebbe stata ricevuta dal premier. Ma le trattative sono saltate quando i sei si sono visti rifiutare da Palazzo Chigi la presenza ai colloqui dello stesso Davide Vannoni. Pare che la situazione sia degenerata a trattativa saltata.
Più tardi la protesta ha preso una piega inaspettata: Sandro Biviano e Roberto Meloni – due malati presenti in piazza Montecitorio –, con l’ausilio di una siringa, hanno schizzato il loro sangue sulle foto di Napolitano, di Letta e della Lorenzin. Il corteo si è poi avvicinato al portone della Camera dei Deputati, tentando di superare il cordone di sicurezza. Alla fine sono intervenuti prontamente i commessi che hanno bloccato l’accesso.
Diversi gli slogan scanditi durante la manifestazione: “Sì al metodo Stamina” e “Non ho più voglia di morire”. Valerio Arena – uno degli organizzatori della manifestazione – ha addirittura parlato di “cariche della Polizia avvenute in via del Corso”. Per placare gli animi è intervenuto il fondatore di Stamina Foundation: “Nessuno deve farsi male”, ha precisato Vannoni, che ha confermato di aver ottenuto un incontro con il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro.
La manifestazione è stata organizzata a seguito della decisione presa dal Ministero della Salute – il 10 ottobre scorso – di bloccare la sperimentazione delle cellule staminali mesenchimali. Secondo i pareri emessi dal Comitato scientifico e dall’Avvocatura di Stato, il trattamento “non garantisce i livelli minimi di sicurezza in base alla normativa vigente”.