In un momento nel quale, ormai quotidianamente, editori di giornali, televisioni e industria dei contenuti lamentano a gran voce i danni prodotti dalla pirateria online, è destinata a far discutere la Sentenza con la quale, nei giorni scorsi, un giudice americano ha condannato l’Agenzia France-Presse e Getty images – a risarcire con 1,2 milioni di dollari, un freelance haitiano del quale le due agenzie avevano “rubato” alcune foto postate su Twitter per rivenderle ad alcuni dei più importanti quotidiani e televisioni del pianeta.
Un milione e duecento mila euro è la cifra record del risarcimento che France-presse e Getty images dovranno versare al fotografo haitiano per aver utilizzato, in modo pirata, le sue immagini ed averne addirittura rivenduto i diritti a decine di loro clienti, editori di giornali ed emittenti televisive blasonate.
Il Giudice della U.S. District Court del Southern District di New York ha respinto senza nessuna esitazione le eccezioni difensive degli avvocati delle due agenzie fotografiche che, nel corso del giudizio, avevano invano provato a sostenere che i contenuti che gli utenti postano su Twitter devono considerarsi liberamente riutilizzabili da chiunque e che, in ogni caso, il fotografo nel postare le immagini non aveva esplicitato nessun limite d’uso.
Ai sensi delle condizioni generali di Twitter, infatti, i contenuti postati dagli utenti possono essere riutilizzati all’interno della piattaforma – ovvero retweettati o incorporati in nuovi tweet – ma non possono, in nessun caso, essere utilizzati, senza l’autorizzazione del loro autore, per scopi commerciali al di fuori di Twitter.
Nessun dubbio, quindi, secondo il giudice americano che due delle più grandi agenzie fotografiche del mondo abbiano agito da “pirati” e che altrettanto abbiano fatto le decine di grandi editori e televisioni che – sebbene in buona fede avendo acquistato i diritti dalle due agenzie fotografiche – hanno pubblicato le immagini del freelance haitiano senza alcuna autorizzazione da parte di quest’ultimo.
Ma non basta.
Stando a quanto riferito dall’agenzia di stampa Reuters, infatti, già prima della recente sentenza, molti dei più grandi editori ed emittenti televisive d’america hanno riconosciuto di aver agito da pirati e “rubato” le immagini del fotografo di Haiti con il quale, pertanto, hanno poi raggiunto accordi transattivi dei quali, tuttavia, non sono note le somme.
Tra questi il Washington Post, la CBS, la ABC e, persino, la CNN.
Come ha detto uno degli avvocati della France-Presse in aula, quasi invocando la “clemenza della Corte”, il freelance haitiano, è rapidamente divenuto da sconosciuto fotografo per passione a uno dei fotografi più pagati di tutti i tempi.
La vicenda accende i riflettori su una questione troppo spesso dimenticata nei dibattiti di questi giorni sulle nuove regole del diritto d’autore online: quella del diffuso riuso da parte di editori e televisioni blasonate di immagini e contenuti realizzati dagli utenti e da questi lasciati alla deriva nelle piattaforme di socialnetwork.
Tutti i contenuti creativi – testi, immagini, video, audio e musiche – sono uguali alla stregua della legge sul diritto d’autore con la conseguenza che come è pirata un utente che fruisce di un contenuto pubblicato da un editore senza pagare il prezzo, allo stesso modo è pirata l’editore che usa i contenuti degli utenti senza la loro autorizzazione e senza riconoscere loro alcun compenso.
Editori ed emittenti televisive, quindi, d’ora in avanti faranno bene a stare in guardia, perché se un utente – come spesso accade – dovesse scoprire che un proprio contenuto pubblicato online è stato utilizzato in giornali o trasmissioni televisive, potrà facilmente chiedere un risarcimento a tanti zeri, semplicemente ricordando la vicenda del freelance haitiano.