Le comiche finali
L’imminente uscita di scena del Cavaliere è accompagnata da una serie di eventi grotteschi che sanno tanto di farsa. Una marea di fesserie è quotidianamente servita agli spettatori/elettori al fine di far perdere di vista la realtà dei fatti.
Silvio Berlusconi è stato condannato con sentenza definitiva dalla Corte di Cassazione per frode fiscale a quattro anni di reclusione e a due anni di interdizione dai pubblici uffici secondo quanto ricalcolato dalla Corte d’Appello di Milano. L’Italia ha un sistema processuale lento e farraginoso che tuttavia è applicato alla lettera dai magistrati.
Berlusconi è stato condannato sulla base di fatti provati, è stato condannato in tre gradi di giudizio da tre collegi di magistrati indipendenti la cui presunta politicizzazione è una menzogna inventata da chi pretende che il consenso popolare lo renda legibus solutus.
In virtù della condanna penale, a Berlusconi vanno applicate le disposizioni “in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi” introdotte col Decreto legislativo 31 dicembre 2012 n. 235. La cosiddetta “legge Severino” non è infatti una “legge penale”: essa non crea nuove fattispecie di reato e non introduce nuove pene (né principali, né accessorie) e per essa non vale il principio di non retroattività (nullum crimen, nulla poena sine lege). Essa si limita a disporre le condizioni di incandidabilità e di decadenza dei soggetti definitivamente condannati per delitti non colposi.
I lacchè di Berlusconi (i megafoni televesivi e gli avvocati profumatamente retribuiti col seggio in parlamento a carico del contribuente italiano), invece, ostinatamente, spiegano che l’ex premier è vittima di un complotto dei giudici che l’hanno ingiustamente condannato e della sinistra che ora lo estromette dal Parlamento con un vero e proprio sopruso. Accusano Napolitano di aver tradito le promesse perché il tentativo di questa indefinita “pacificazione” non è stato accompagnato dall’impunità per il padrone. E così minacciano ricorsi alla Corte Europea e organizzano piazzate.
Domani il Senato voterà la decadenza di Berlusconi perché ciò è un atto dovuto in applicazione della legge. Non verrà fatto alcun ricorso alle corti europee perché sarebbe rigettato, confermando dunque l’imparzialità della magistratura italiana. Sallusti, però, continuerà ad insultare spudoratamente Napolitano (magari rinfacciandogli anche l’esecuzione dello Zar e della sua famiglia); falchi e falchetti, che devono la propria sopravvivenza politica ed il proprio benessere materiale al Cavaliere, faranno un ulteriore giro in TV gridando al golpe e, magari, urlando all’Olocausto; qualche figurante pagato ad hoc scenderà per strada a difesa del Leader.
Ma l’eversione subdolamente minacciata come ultimo atto di disprezzo per le istituzioni e per il Paese è già fallita, non finirà come nel Caimano di Moretti perché Berlusconi è scaduto. È un disco rotto che ripete ossessivamente le stesse fandonie da vent’anni e, come il Führer raccontato da Oliver Hirschbiegel ne “La caduta”, ha ormai perso la sua battaglia sul governo. Rinserra i ranghi ma non si accorge che ormai nel bunker è rimasto solo qualche fanatico, sono stati esauriti gli argomenti con cui sedurre gli elettori. Gli italiani, compresi coloro che l’hanno votato, avranno pur capito quale sia stata la morale del ventennio berlusconiano.