“Forza Italia”, il partito di centro–destra fondato da Silvio Berlusconi, è stato al centro della politica italiana negli ultimi 20 anni. Ora, quello stesso movimento, dilaniato da scissioni ed emorragie di consensi, fatica a raggiungere la doppia cifra nei sondaggi, e si ritrova ad essere un partner di minoranza in un centro-destra sempre più sovranista.
In questo articolo, proveremo a capire quali sono gli scenari futuri per il partito azzurro, attraverso un’analisi delle sue origini e della sua attuale situazione.
Origini e Struttura
Tutto inizia nel 1992, con la più grande inchiesta giudiziaria sulla corruzione nella politica italiana: Tangentopoli. Questo evento travolge i partiti tradizionali, causandone la dissoluzione. Berlusconi, noto imprenditore Milanese e amico strettissimo di Bettino Craxi (politico “simbolo” di Tangentopoli) comincia a valutare un possibile ingresso in politica.
Una serie di smentite, annunci, endorsements dati a figure politiche note, fondazioni di club e associazioni, si susseguono fra il ‘92 e il ‘93, quando compaiono alcune misteriose pubblicità con un neonato che pronuncia la frase: “Fozza, Itaia”. Sono i primi vagiti di un movimento che si appresta ad emergere.
Il 18 Gennaio 1994, nasce ufficialmente Forza Italia e Berlusconi annuncia, con un discorso televisivo, la sua “discesa in campo” con il celebre incipit: “l’Italia è il Paese che amo”. È l’inizio della Seconda Repubblica.
Forza Italia si posiziona nell’area moderata, cristiana e liberale in funzione anticomunista, per conquistare gli ex-elettori Democristiani, Socialisti e moderati, ormai rimasti senza un partito politico di riferimento.
Ciò che però davvero definisce Forza Italia è la centralità del suo leader: Berlusconi. Sulla sua persona si basa la sostanza del messaggio del movimento, la cui struttura organizzativa, snella e poco burocratica, ricorda quella di un’azienda, con una gestione piramidale e con l’obiettivo di ottenere un profitto in termini di voti più che d’iscritti.
Fra le fila del partito emergono ex dirigenti e dipendenti della holding di Berlusconi, la Fininvest, oltre che amici stretti del Cavaliere stesso, fra i quali Marcello Dell’Utri, Fedele Confalonieri, Antonio Martino, Gaetano Urbani e Antonio Tajani. Questa struttura ha portato molti a definire “Forza Italia” un “partito azienda”, rendendolo un caso unico nel suo genere.
Successi e Sconfitte
Il nuovo partito si presenta alle elezioni del 1994, in contrapposizione alla coalizione di sinistra guidata da Achille Occhetto, e costruisce due alleanze: al Nord il “Polo delle Libertà”, con la Lega, e al Sud, il “Polo del Buon Governo”, con Alleanza Nazionale (ex-Movimento Sociale Italiano).
Le forze del Polo vincono le elezioni, con Forza Italia come primo partito. Il movimento raccoglie consensi fra i lavoratori autonomi e fra le casalinghe, con roccaforti in Sicilia e in Lombardia.
Nasce così il primo governo Berlusconi, che ha però breve durata. Infatti, in seguito ad alcune misure contestate e dopo l’inizio di un’indagine giudiziaria ai danni del Cavaliere, la Lega abbandona il governo. Dopo essere andata all’opposizione, Forza Italia comincia un percorso altalenante fra successi e sconfitte.
Nel seguente grafico, possiamo notare l’andamento dei risultati di Forza Italia (poi confluita nel PdL) nelle elezioni politiche dal 1994 al 2018, con un dato degli ultimi sondaggi per il 2020:
Dopo un leggero calo nel 1996, che porta a una vittoria di misura del centro-sinistra guidato da Romano Prodi, possiamo notare una rimonta nel 2001, in cui Berlusconi vince le elezioni alla testa di una coalizione con Alleanza Nazionale, la Lega e altri partiti di centro. Nasce così il Governo Berlusconi II, il più longevo della storia repubblicana, seguito da un terzo governo del Cavaliere che chiude la legislatura.
Alle elezioni del 2006, Berlusconi viene nuovamente sconfitto da Romano Prodi. È proprio in questi anni che comincia ad emergere la possibilità di un partito unico del centro-destra. Dopo una serie di dichiarazioni e smentite, Berlusconi annuncia, salendo sul predellino di una macchina, la creazione di un nuovo movimento: Il Popolo della Libertà, in cui confluiscono Forza Italia e Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini. È il 18 Novembre del 2007, e questo giorno sarà ricordato come la “Svolta del Predellino”. Le tensioni non tardano però ad emergere e culminano con lo scontro durante la Direzione del partito nel 2010. Qui Berlusconi e Fini si attaccano apertamente, e l’ex-leader di AN si rivolge al Cavaliere con la celebre frase: “Che fai? Mi cacci?”.
Da questo momento inizia il progressivo crollo del partito. I “Finiani” abbandonano il PdL e Berlusconi si dimette da Presidente del Consiglio in seguito alla crisi economica e a varie inchieste giudiziarie. Si apre una breve stagione di supporto al governo tecnico di Monti che porta a un’ulteriore scissione da parte dell’ala destra guidata da Guido Crosetto, e che porrà le basi per la creazione del movimento “Fratelli d’Italia“.
Alle elezioni del 2013 il PdL si ripresenta in coalizione con la Lega, ma senza successo. Con la decisione di entrare a far parte di un governo di larghe intese guidato da Enrico Letta, la fine del PdL viene accelerata, fino al suo scioglimento nel 2013 e al ritorno a Forza Italia.
Da questo momento in poi Forza Italia, passata all’opposizione, subisce ben tre scissioni: quella dei “fedeli” al Governo Letta, che porta alla creazione del Nuovo Centro-Destra, quella di Fitto, che si oppone agli accordi con il centro-sinistra, e quella di Verdini, contrario al posizionamento del partito all’opposizione.
La nuova “Forza Italia” non riesce a spiccare il volo e nelle elezioni del 2018, alleata con la Lega “Salviniana” e con Fratelli D’Italia, arriva solamente seconda all’interno della coalizione.
Situazione attuale
Attualmente all’opposizione, Forza Italia è diventata la terza gamba del centro-destra. Un confronto fra gli ultimi sondaggi e i risultati della coalizione nelle precedenti elezioni politiche ne da una dimostrazione:
Da inizio legislatura, il partito ha anche subito ben 17 cambi di “casacca” in Parlamento a vantaggio degli alleati e, in parte, d’Italia Viva e Gruppo Misto. Per invertire questa tendenza Berlusconi ha inizialmente aperto ai riformatori all’interno del partito- Giovanni Toti e Mara Carfagna – solo per poi decidere di metterli da parte, spingendo lo stesso Toti a un’ennesima scissione con la fondazione di “Cambiamo!”.
Forza Italia è sicuramente distante dai sovranisti sotto molti aspetti. Come opposizione tende ad un approccio più moderato e si autoidentifica come liberale. Il partito accusa la sinistra di statalismo, e non condivide pienamente alcune proposte degli alleati: è scettico su Quota 100, favorevole all’obbligo vaccinale ed europeista. In compenso, condivide con gli alleati le posizioni dure contro l’immigrazione, la volontà di riformare la giustizia e l’appoggio a un radicale abbassamento della pressione fiscale.
Il partito non è però monolitico. Se da un lato alcuni propendono verso la destra sovranista, altri come Mara Carfagna, vogliono lanciare un messaggio più moderato. È proprio dalla Carfagna che nasce l’associazione “Voce Libera”, che riunisce l’area liberale (sia dal punto di vista economico che sociale), moderata, anti-sovranista e, per certi aspetti, meridionalista, del partito. Il problema principale resta però il fatto che Forza Italia non sembra ancora aver trovato una propria strada da seguire per il post-Berlusconi. Le possibilità sono molte e tutte diverse, ma certo è che il partito non può sopravvivere in questo stato comatoso.
Possibili Scenari
Fra un leader come Berlusconi ormai in secondo piano e un Vicepresidente, Tajani, che non riesce ad invertire la tendenza negativa, per il partito si prospetta, più che un rilancio o una rinascita, una dissoluzione: o confluendo in un partito unico del centro-destra a guida Salvini, che sembra essere spinto dal suo luogotenente Giorgetti verso una svolta liberale, o lasciando spazio a un nuovo movimento moderato.
Ed è qui che entrano in gioco Toti e Carfagna. I due “rinnovatori” si sono incontrati recentemente insieme ad altri attuali ed ex-esponenti del partito, e sembrano essere intenzionati a voler lasciare l’esperienza di Forza Italia alle spalle per costruirne una nuova. Alcuni illustri ex-azzurri, come Paolo Romani, hanno supportato questa tesi, considerando il Berlusconismo ormai ampliamente superato.
Carfagna e Toti sono però una strana coppia. Una è meridionalista e si pone in netta contrapposizione al sovranismo, ricevendo corteggiamenti anche dal centro moderato (vedasi Italia Viva di Renzi o Azione di Calenda), l’altro governa insieme alla Lega una regione del Nord con chiari intenti autonomisti e ha una relazione più ambigua col sovranismo, a cui si era inizialmente avvicinato.
Gli scenari sono però complessi, e il cambio di idee è cosa molto comune nella politica italiana. Non si possono del resto neanche escludere alcuni scenari che fino alle ultime regionali sembravano fantascienza, ma che ora potrebbero trasformarsi in realtà. Mi riferisco ovviamente al riconfermato Presidente del Veneto Luca Zaia, “silenziosa” minaccia per la leadership di Salvini, e a un suo possibile interesse verso un partito di centro-destra moderato. Ma queste sono solo supposizioni, fondate però sul fatto che una parte della Lega non sembra voler morire sovranista.
La possibile nuova legge proporzionale con sbarramento al 5% potrebbe rivelarsi fatale nel caso in cui l’emorragia di consensi del partito non si arresti, dando il colpo di grazia al movimento. Ma nel caso in cui ciò non succeda, potremmo anche assistere a un rilancio (anche se non si sa ancora in che termini).
Fra tante possibilità e dubbi, rimane una sola certezza: il Berlusconismo, sia per ragioni politiche che anagrafiche, è ormai stato accantonato e messo da parte. Ora tocca vedere che cosa lo sostituirà.