Gli Usa sfidano la Cina: due B-52 sorvolano le isole giapponesi reclamate da Pechino
L’arcipelago delle isole Senkaku è formato da 8 isole disabitate ma ricche di risorse naturali. All’indomani della fine della seconda guerra mondiale erano passate sotto la giurisdizione statunitense, dal 1971 sono tornate al Giappone. Col nome di isole Diaoyu, vengono reclamate da Pechino che, sabato scorso, ha decretato l’istituzione di una “zona d’identificazione aerea”, su gran parte del Mar della Cina Orientale, che comprende anche le isole giapponesi al centro della disputa. Il Pentagono, ha fatto sapere che due velivoli modello B-52 hanno attraversato la zona d’identificazione, senza avvisare le autorità cinesi.
I due aerei, come scrive il Wall Street Journal, sono partiti da Guam e hanno fatto ingresso nella zona monitorata, senza attenersi alle regole imposte dai cinesi: fornire il piano di volo e la nazionalità, oltre a mantenere un contatto radio costante. Da Pechino informano che tutto il percorso del volo è stato monitorato: “siamo in grado di esercitare un efficace controllo sul nostro spazio aereo” hanno fatto sapere dal Ministero della Difesa. “Nessun contatto né visivo né radio con aerei cinesi” rispondono dal Pentagono.
Il volo degli aerei statunitensi è una risposta all’iniziativa cinese che ha come obiettivo quello di acquisire la sovranità sulle isole: per il Giappone, storico alleato di Washington, il proprio controllo sull’arcipelago “non è negoziabile”. Il “guanto” di sfida lanciato dagli Stati Uniti, si inserisce all’interno dell’escalation di tensione che si è venuta a creare tra Cina e Giappone: da Washington fanno sapere che “la decisione della Cina destabilizza lo status quo della regione”, per alcuni esperti, adesso “alla Cina la prossima mossa”. Sembra che Pechino, se dovessero continuare questo tipo di voli, se non saranno rispettate le regole di identificazione, sarà costretta ad attuare “misure difensive di emergenza” e “rispondere solo verbalmente sarebbe umiliante” ha dichiarato Sun Zhe, Professore del Centro per le relazioni Usa-Cina dell’Università di Pechino.
“Gli Stati Uniti e il Giappone non vogliono essere “tigri di carta” nella regione” – ha continuato lo studioso – “nemmeno la Cina, però, vuole esserlo”: in pratica, Usa e Giappone, non hanno intenzione di cedere di fronte ai tentativi, sempre più pressanti, di espansione territoriale cinese in Asia. D’altra parte, si teme che un piccolo incidente porti ad imboccare una strada senza uscita, che porta verso un vero e proprio conflitto armato: a tal proposito, dalle Nazioni Unite, arriva l’invito, rivolto ai due giganti asiatici, di intavolare dei negoziati.