Fiducia Legge di Stabilità, Letta “governo più forte”. Dopo l’ennesima benedizione del Colle, il premier si è presentato davanti ai giornalisti deciso e risoluto come non mai. Rinfrancato dalle parole e dall’incoraggiamento del Presidente Napolitano, Enrico Letta ha commentato il voto di fiducia alla Legge di stabilità in Senato definendo il risultato ottenuto “molto significativo”, un passaggio fondamentale per dare all’esecutivo “forza, coesione e prospettiva per tutto il 2014”. “Il tema della squadra di governo al momento non si pone – spiega il premier – Ma mi aspetto decisioni conseguenti da Parte dei componenti del governo che hanno scelto Forza Italia”, ovvero le loro dimissioni.
In 171 hanno votato sì alla fiducia sulla legge di stabilità, solo dieci più del quorum di 161 su 321 senatori. Questo risultato avrebbe fatto tremare le gambe a chiunque, meno che a Letta e all’inquilino del Colle che non vogliono per alcun motivo ricorrere alle urne. “Nemmeno il governo Berlusconi ha preso negli anni scorsi, tranne una volta nel 2008 con una fiducia di 173 voti” ha provato a giustificarsi il premier che non riconosce affatto l’instabilità politica dell’esecutivo da lui guidato. Comunque sia, dopo il risultato di ieri, saranno da ora in avanti decisivi i voti dei 29 senatori del Nuovo Centrodestra cd che sostengono il governo. Al Senato, infatti, 167 sono i voti sicuri di Pd, Ncd, Scelta Civica e autonomie mentre gli altri sono arrivati dal gruppo misto che non può, però, essere considerato componente della maggioranza.
Più difficile, con numeri così risicati, sembra il percorso delle riforme istituzionali che richiedono il voto di due terzi dell’assemblea di ciascuna camera. “Le riforme istituzionali devono essere fatte cercando il consenso di tutto il Paese” ha controbattuto il premier a chi gli faceva notare questo dettaglio e concluso: “userò questa forza nei prossimi giorni e mesi per accelerare il percorso di riforme perché il Paese ne ha bisogno”. Non si è poi sbilanciato sulla decadenza del Cavaliere da senatore, probabilmente per non alimentare ulteriormente le polemiche. Dopo averlo apostrofato con un “che grande” al momento della dichiarazione di fiducia di un mese fa, stavolta Letta ha preferito essere più cauto.
Giacomo Salvini