I problemi dei governi nel Nord Europa: la settimana scandinava
Un occhio alle elezioni europee in programma nel maggio 2014 e un occhio agli affari interni. In Scandinavia più di un governo ha qualche gatta da pelare. Capita in Finlandia, ad esempio, dove per poco l’Alleanza di Sinistra non è passata all’opposizione. In Danimarca, invece, lo scandalo che ha travolto l’ex premier Rasmussen ha fatto la prima vittima, un ministro dell’attuale governo laburista. In Islanda, poi, centrodestra e centrosinistra sono praticamente agli insulti.
In Finlandia, a metà novembre, il commissario europeo per gli Affari economici e monetari Olli Rehn aveva espresso timore per quello che quasi certamente accadrà alle prossime elezioni per il parlamento di Bruxelles: l’affermazione dei partiti euroscettici in giro per il Vecchio Continente. Facile immaginare che i numeri apparsi qualche giorno dopo sui quotidiani finlandesi non siano piaciuti per niente a Rehn.
A Helsinki infatti gli euroscettici in questione sono quelli del partito dei Veri Finlandesi, che stando al sondaggio dell’Yle alle elezioni europee potrebbero raccogliere un sostanzioso 17 per cento.
Anche il primo ministro Jyrki Katainen ha detto la sua sull’argomento. “È evidente che queste forze politiche vedranno crescere il proprio supporto” ha dichiarato il premier finlandese, “ma non penso che questo cambierà l’intera Europa”.
Insomma, attenzione sì ma niente paura. Katainen del resto i suoi problemi ce li ha dentro casa, nel governo di ‘larghe intese’ che guida da due anni e mezzo. La scorsa settimana, infatti, al culmine di mesi segnati da tensioni continue, l’Alleanza di Sinistra sembrava sul punto di uscire dall’esecutivo per passare all’opposizione. L’allarme è rientrato dopo l’intervento del leader del partito, il ministro della Cultura e dello Sport Paavo Arhinmäki: l’Alleanza di Sinistra rimane al suo posto. A votare in tal senso 43 delegati contro i 24 decisi a non dare più appoggio al governo.
Tutto risolto? Quasi certamente no. Come ha scritto l’Yle, i mal di pancia restano. Ad esempio, non piace a molti membri dell’Alleanza di Sinistra la decisione del governo di tagliare un altro mezzo miliardo di euro della spesa pubblica. Arhinmäki ha ribattuto che i servizi sociali e i diritti si difendono meglio da dentro il governo, piuttosto che da fuori, e per ora il partito rimane nella maggioranza.
In Danimarca, invece, proprio la scorsa settimana il governo ha perso un pezzo. Giovedì scorso il ministro per la Cooperazione per lo Sviluppo Christian Friis Bach si è dimesso. Motivo: ha riconosciuto di aver mentito al Parlamento. In qualità di membro del board del Global Green Growth Institute, il ministro ha avuto modo di approvare le donazioni da parte del governo danese, e parte di quelle donazioni sono state poi utilizzate per pagare voli in prima classe e alberghi di lusso da parte del presidente del GGGI, l’ex premier Lars Løkke Rasmussen.
Un mese fa, Christian Friis Bach al Parlamento aveva detto di non avere avuto voce in capitoli nell’approvazione delle spese dei viaggi. La scorsa settimana ha ammesso di essere responsabile se non direttamente almeno indirettamente per quanto accaduto.
Christian Friis Bach ha dovuto cedere la sua poltrona, ma anche il primo ministro laburista Helle Thorning-Schmidt s’è ritrovata a dover rispondere a domande spinose. “Non abbiamo nascosto nessuna informazione” ha dichiarato la premier nel corso di una breve conferenza stampa giovedì scorso. E così, senza neanche il tempo di godersi la vittoria alle elezioni amministrative della scorsa settimana, il governo si è dovuto calare di nuovo nella complicata quotidianità politica.
In questo contesto, entro il 2 dicembre va trovato un accordo sul bilancio statale. Operazione non semplicissima. Per ora c’è distanza tra il governo e l’Alleanza Rosso-Verde, che l’esecutivo lo appoggia da fuori e non condivide molte delle scelte fatte in materia di politica economica. Accordi non se ne sono fatti né sembrano possibili, e così il governo ha cominciato a guardarsi intorno: il bilancio potrebbe essere varato con i voti del centrodestra, che consapevole del proprio ruolo decisivo non si farà scappare l’occasione per influenzare la manovra.
Anche in Islanda non tutto fila liscio. Il governo di centrodestra lavora al piano che dovrebbe rendere più semplice per le famiglie la gestione dei debiti accumulati in questi anni. Quello che il centrodestra ha in mente lo si scoprirà nei prossimi giorni. Intanto, s’è avuta l’ennesima conferma che tra maggioranza e opposizione di centrosinistra ci si guarda in cagnesco.
Un esempio? Le parole del premier islandese Sigmundur Davíð Gunnlaugsson, secondo il quale le opposizioni “sono bugiarde”. Parlando coi propri elettori, il primo ministro ha spiegato: “Ho visto come negli ultimi mesi questa opposizione, che è terribilmente seccata per i risultati delle scorse elezioni, si rifiuti di accettare la realtà”.
E così Gunnlaugsson ha messo in guardia i suoi sostenitori, preparandoli a quella che secondo lui sarà una campagna di bugie e mistificazioni sul piano che il governo presenterà a breve. Un clima politico rovente nella fredda Scandinavia.