Napolitano sulla legge elettorale: “Se non si muoverà il parlamento, lo farà il governo”
Legge elettorale, Napolitano: “Se non si muoverà il Parlamento, lo farà il governo”
Cambiare la legge elettorale, e subito. Dopo la decadenza da senatore del Cavaliere, l’uscita dalla maggioranza di Forza Italia e un Renzi che sfida continuamente l’operato del governo, Letta e Napolitano temono il ritorno alle urne. Ed è impossibile farlo con il porcellum ancora in vita. Così stamane il ministro per i rapporti con il Parlamento Dario Franceschini e il ministro per le riforme Istituzionali Gaetano Quagliarello, sono saliti al Colle per confrontarsi col Presidente della Repubblica sull’argomento che tanto ha fatto discutere in primi otto mesi di governo.
Incombe sulla scena politica anche la decisione della Consulta sulla presunta incostituzionalità della legge Calderoli o di parti di essa (dopo 7 anni dalla sua entrata in vigore): per questo motivo, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dichiarato che “se non si muoverà il Parlamento” prima della sentenza della Corte Costituzionale “allora si muoverà il governo”. Il Presidente della Consulta Gateano Silvestri, ha annunciato comunque che la seduta si svolgerà “regolarmente il 3 dicembre”. Nonostante ciò, il voto sui due ordini del giorno per la riforma della legge elettorale sono slittati a lunedì alle ore 20.
Dopo l’uscita di Forza Italia dalla maggioranza e, di conseguenza, numeri molto più risicati al Senato, sembra molto più arduo il cammino intrapreso dal governo anche per le riforme costituzionali. Il testo dovrebbe approdare il 9 dicembre alla Camera ma mancherà forse la maggioranza di due terzi dell’aula che servirebbe per non ricorrere al referendum.
Anche su questo punto, si è espresso il ministro Quagliariello: “Ognuno si assumerà le proprie responsabilità ma non si pensi che su bicameralismo perfetto, riduzione del numero dei parlamentari, forma elettorale e riforma della giustizia noi si rimanga fermi e si prenda tempo. Si dovranno dire dei sì e dei no, sia nella maggioranza che nell’opposizione”.