Il Pd annuncia le dimissioni dei consiglieri in Piemonte
Da ieri la giunta regionale del Piemonte guidata da Roberto Cota rientra a pieno titolo tra “coloro che son sospesi”: da una parte c’è lo scandalo dei rimborsi facili che in regione ha finito per toccare lo stesso governatore, dall’altra si è fatta avanti l’iniziativa dei consiglieri regionali del Partito democratico che ieri – appunto – dopo la rissa in aula, annunciano immediate dimissioni dagli incarichi istituzionali, mentre entro febbraio lasceranno direttamente il Consiglio.
Dimissioni annunciate – L’atto, dunque, riguarda innanzitutto il vicepresidente dell’Assemblea regionale, Roberto Placido, il presidente della Giunta per le elezioni, Rocco Muliere, e i vicepresidenti delle Commissioni eletti con il Pd. Non si dimetteranno dall’assemblea con effetto immediato perché non vogliono ostacolare l’approvazione del bilancio regionale, ma lasceranno comunque il loro posto da consigliere: lo ha deciso ieri mattina all’unanimità il gruppo del partito in regione, assieme al segretario piemontese Gianfranco Morgando.
Contro la giunta anche il MoVimento 5 Stelle: “Cota mente, evidentemente. Cota resta attaccato alla poltrona con le unghie e con i denti, lamentando la solita campagna di attacco alle istituzioni e alla democrazia da parte dei giornali di sinistra e di fantomatiche lobbies. Si dice che voglia tirare fino alle europee dove spera di avere un posto sicuro per poi dimettersi. Leviamo alta una voce perché questo Consiglio degli scandali si dimetta e si vada al più presto alle elezioni, per mandarli tutti a casa”. Tutti, anche Mercedes Bresso, come precisa Beppe Grillo in un post.
La linea del Pd è sposata anche da Sel, attraverso la rappresentante Monica Cerutti: “La legislatura è al capolinea. Condividiamo l’azione del Pd, andiamo ad elezioni il prima possibile”.
I particolari dell’inchiesta – Sono 43 i consiglieri regionali finiti nel mirino dell’indagine della Guardia di finanza per i rimborsi delle spese di servizio. Compreso il governatore Cota, che sembra quasi avere il dono dell’ubiquità: in base ai tabulati telefonici risulta essere in un luogo, mentre per gli scontrini e le ricevute che ha presentato per avere il rimborso risulterebbe essere lontano decine di chilometri (quanti ne passano, ad esempio, tra Torino e Pavia), oppure in una stessa sera risulta avere cenato in cinque posti diversi. Il tutto per circa 115 affermazioni non veritiere contestate dalle Fiamme gialle, configurando l’accusa di peculato.
Il caso di Cota, però, non è l’unico: c’è chi riesce a farsi rimborsare una consumazione in un autogrill del nord Italia che si riferisce a un momento in cui si trova a San Francisco, c’è chi vive in un luogo dicendo di risiedere in un altro (per lucrare sui rimborsi chilometrici) o chi fa pagare il conto “alla romana” ma se lo fa rimborsare dalla regione. Imbattibile però il consigliere Idv Andrea Buquicchio, che lo stesso giorno in cui raggiunge in aereo la Norvegia, per le note spese risulta essere a Torino.
Il “caso Giovine” – Un altro motivo che tiene sospesa la giunta Cota è arrivato qualche giorno fa dalla Cassazione, che ha condannato definitivamente Michele Giovine per reati di falso legati alle sottoscrizioni della lista con cui è stato eletto in consiglio regionale, Pensionati per Cota. A parte i danni all’immagine della giunta, va ricordato che i 27mila voti ottenuti dalla lista sono stati determinanti per la vittoria del centrodestra: per Mercedes Bresso (che aveva chiesto il riconteggio e l’annullamento del voto) e per il centrosinistra è un motivo di più per chiedere di tornare alle urne prima del 2015. Del caso si occuperà la giustizia amministrativa.