Chi crede nell’astrologia e nella numerologia non deve assolutamente lasciarsi sfuggire la data del 15 novembre 2013: in questo giorno, infatti, sono stati pronunciati ben due discorsi programmatici destinati a cambiare per sempre la fisionomia della destra italiana l’uno e del centro l’altro. Il primo, il discorso di rifondazione di Forza Italia di Silvio Berlusconi, l’abbiamo ampiamente analizzato; ci sembra doveroso dunque smontare gli ingranaggi anche del discorso con il quale il ministro Mauro ha sancito l’uscita dei popolari da Scelta Civica, per scoprire se anche in questo caso l’analisi linguistica riserva delle sorprese.
Per quanto riguarda la leggibilità, il testo totalizza 47,4 sull’indice Gulpease. E’ un punteggio basso, anche più basso di quello del discorso di Berlusconi (49,3, ricorderanno gli affezionati), che stride con il proposito enunciato dallo stesso Mauro di proporre un progetto “a larga partecipazione popolare, non elitario”: per comprendere agilmente il documento del Ministro della Difesa bisogna infatti aver frequentato con successo le scuole superiori; chi si fosse fermato alla scuola media dovrebbe invece rileggere più volte la maggior parte delle frasi, ed è meglio che lasci perdere chi ha fatto solo le elementari. Mentre però il discorso di Berlusconi risultava poco intelligibile per via di una sintassi spesso contorta (3,6 frasi ogni 100 parole), gli enunciati di Mauro risultano più brevi (4,6 frasi ogni 100 parole); è piuttosto la scelta di un lessico particolarmente ricercato a rendere difficile la comprensione ai non addetti ai lavori.
Una particolarità del discorso di Mauro è che c’è una differenza abbastanza marcata di leggibilità tra la prima è la seconda parte, come se fossero intervenute due mani diverse, o una sola mano con diversi afflati: se le prime 45 frasi, dove si parla di “cosa vogliamo essere”, sono infatti contraddistinte da una prosa più diretta e incisiva, dalla frase 46 in poi – “cosa vogliamo realizzare” – la sintassi si complica parecchio; probabilmente le dichiarazioni programmatiche che costituiscono la seconda parte del documento dovranno attraversare più volte il setaccio della semplificazione prima di essere presentate agli elettori.
Sul fronte dell’estrazione terminologica lo scritto appare invece molto solido e perfettamente interpretante lo scopo che si prefigge: “in concorrenza con la sinistra, ma degasperianamente alternativo alla destra”, precisa Mauro senza mai usare nel componimento la parola “centro” che aleggia però dentro ogni riga della trattazione.
E infatti i sintagmi emergenti sono “soggetto politico in formazione”, “popolarismo di nuova concezione”, “strumentalizzazione di convinzione religiosa”, “problema concreto” e “energie esistenti nella società”. Andando ad estrarre i singoli lemmi troviamo in successione “cittadino”, “politica”, “scelta”, “futuro”, “progetto”; è facile rintracciare nelle parole usate l’intenzione di ricreare un centro cattolico democratico che sappia raccogliere un ampio consenso popolare e forse anche emanciparsi dal ruolo di “ago della bilancia” per interpretare quello di catalizzatore di preferenze, ma anche l’indeterminatezza del momento politico che suggerisce prudenza nelle dichiarazioni e nelle alleanze.
Ci troviamo dunque di fronte ad un documento strutturato in maniera equilibrata e coerente che manca però di quella estrema semplicità e di quella freschezza comunicativa che consentono a un Renzi di attrarre consenso sia da destra che da sinistra con la sola potenza del mezzo, indipendentemente – verrebbe da aggiungere – dal messaggio veicolato.
* Le analisi linguistiche all’interno di questo articolo sono state realizzate con il software READ-IT, sviluppato da Italia NLP Lab – www.italianlp.it, Istituto di Linguistica Computazionale “A. Zampolli” (ILC) – www.ilc.cnr.it, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), area di Pisa.