Maine, end of the line per Susan Collins?
Nel loro tentativo di conquistare la maggioranza al Senato, i Democratici puntano molto su uno degli stati più a nord del paese, il Maine. È qui infatti che si sta svolgendo una delle sfide più combattute e dispendiose per la conquista della decisiva camera alta, il cui colore finale sarà decisivo sia in un eventuale secondo mandato di Donald J. Trump, sia in caso di vittoria di Joseph R. Biden.
Background
Il Maine è lo stato più nord-orientale degli Stati Uniti. Affacciato sull’Oceano Atlantico, confina in larga parte col Canada. Stato di grande bellezza naturale, è conosciuto anche come “Vacationland” dagli americani, proprio grazie alla sua tranquillità e rilassatezza.
Pur essendo uno stato tendenzialmente Democratico, il Maine ha una storia politica molto particolare in gran parte dovuta al suo “sentirsi indipendente” oltre che alla grande divergenza che esiste fra i suoi diversi distretti elettorali.
Avrete sicuramente sentito parlare del Maine a causa del fatto che, assieme al Nebraska, è l’unico stato che, nelle elezioni presidenziali, assegna i suoi Electoral Votes anche a seconda di chi vince in ogni distretto (per questo motivo Donald J. Trump spera di vincere almeno 1 EV in Maine). Lo stato è infatti diviso in una parte fortemente rurale e conservatrice (a nord) e in una molto liberal e progressista (a sud), al confine col Massachusetts e Boston.
Rimane tuttavia uno stato che guarda in maniera molto favorevole ai candidati indipendenti: basti pensare al grande successo ottenuto da Ross Perot nel 1992 che si piazzò secondo, poco dopo Bill Clinton.
In anni più recenti il Maine era conosciuto per lo stato che aveva mandato al Senato le due “Ladies”, ovvero le senatrici repubblicane moderate Olympia Snowe e Susan Collins le quali, pur essendo rimaste sempre fedeli al GOP, lavoravano molto anche coi Democratici. Quando Olympia Snowe si è ritirata, a sostituirla è stato Angus King, ex Governatore dello Stato ma soprattutto candidato indipendente non affiliato ad alcun partito (anche se vota quasi sempre coi Democratici). Rimane ancora in carica invece Susan Collins anche se, nel tempo, è diventata sempre meno moderata e potrebbe essere proprio questo a costarle l’ennesima rielezione.
I Candidati
Susan Collin dicevamo. Senatrice Repubblicana uscente, in carica dal 1997 e in cerca di un quinto mandato. Ex funzionaria statale, è la classica Repubblicana del Maine, di stampo più moderato rispetto al resto del paese. Collins è una degli unici tre esponenti Repubblicani al Senato a supportare pubblicamente Roe v Wade e il diritto all’aborto. Ha anche votato contro l’Abolizione di Obamacare, perorata dalla sua stessa maggioranza ed è a favore di incentivi alle energie rinnovabili oltre che a regole più dure sul porto d’armi. È stata l’unica esponente Repubblicana a votare contro la nomina di Amy Coney Barrett alla Corte Suprema. Secondo le statistiche parlamentari, fra il 1997 e il 2016, ha votato col suo partito solo il 59% delle volte, anche se questa percentuale è salita all’87% se consideriamo solo gli anni di Presidenza di Donald J. Trump.
Ed è proprio su questo suo “cambiamento” che punta la candidata Democratica, la ex speaker della Camera statale Sara Gideon. Astro nascente del Partito Democratico, pur essendo portatrice di idee progressiste, la Gideon sta proprio basando la sua campagna elettorale sulle “contraddizioni” di Susan Collins. Durante i dibattiti e i vari eventi della campagna elettorale, Gideon ha ammesso di aver avuto in passato una “grande stima” per la Senatrice Collins e per quanto ha fatto per lo stato del Maine, ma di aver perso gran parte di questo rispetto da quando ha deciso di diventare un semplice “notaio” (“rubber stamp”) di Donald Trump. Le sue critiche verso Collins sono principalmente riferibili ad aver votato per la conferma alla Corte Suprema di Brett Kavanaugh nonostante egli sia contrario all’aborto (il Maine è uno stato molto pro-choice) oltre che per aver opposto l’impeachment di Trump (che invece è supportato da una maggioranza degli elettori dello stato). Gideon, pur sostenendo idee politiche come l’espansione di Medicare con una opzione pubblica, rimane una candidata molto in linea con la leadership moderata del Partito Democratico.
Ci sono poi alcuni candidati indipendenti, in totale otto, fra cui l’unica che potrebbe davvero impensierire un poco Gideon è Lisa Savage, una attivista pacifista molto popolare fra le frange più di sinistra dello stato.
Cosa dicono gli ultimi sondaggi
La corsa al Senato in Maine è forse una di quelle più “testate” dai sondaggisti in tutta la nazione. Quasi tutti gli analisti politici si attendono infatti che sia questo uno dei seggi che i Democratici devono assolutamente conquistare, se vogliono ottenere la maggioranza al Senato.
I sondaggi confermano quelli che tutti si attendono, sarà una battaglia all’ultimo voto anche se la tendenza delle ultime settimane sembrerebbe favorire Sara Gideon e pare che la sua strategia di “legare” la Senatrice Collins a Donald Trump stia funzionando.
Tutti i principali sondaggisti vedono infatti Gideon in vantaggio fra i 3 e i 7 punti percentuali, con un vantaggio medio di 4 punti. Al margine dell’errore statistico.
La maggior parte degli analisti vede questa sfida come un “Toss-up” anche se sempre più tilting Democratico.
Concludendo, i Democratici devono assolutamente vincere il Maine per poter sperare in una maggioranza al Senato e, per come si stanno mettendo le cose, sembrerebbe che questo sia probabile.