A volte ritornano, è il caso di dirlo, spesso per auto-celebrarsi e, qualche volta, per auto-assolversi. L’intervista dell’ex ministro, del governo tecnico di Monti, Elsa Fornero è destinata a suscitare più di una smorfia. Intervistata, dal Mattino di Napoli, la Fornero parla senza mezze misure: “Nelle stesse circostanze e con le stesse informazioni, oggi rifarei le stesse cose per il bene dell’Italia. Le sottovalutazioni sono dipese da informazioni inadeguate. Mi assumo la responsabilità dell’errore. Ma con quella riforma l’Italia si è salvata”.
L’ex ministro del Welfare ammette l’errore sì, ma strenuamente difende l’operato del governo Monti: “forse il vero errore è stato non essere riusciti a spiegarci. Le riforme non nascono in laboratorio. Quella sul mercato del lavoro era una promessa: è stata giudicata prima che potesse dispiegare qualche effetto” – d’altronde ha poi continuato sempre la Fornero – “sulle pensioni era necessario dare una risposta credibile ai mercati in tempi rapidi. Il malato era terminale. Ho domandato: quanto tempo ho? Venti giorni, anche meno. Da studiosa, le idee le avevo abbastanza chiare. Poi ho capito la differenza fra avere le idee chiare e dover prendere decisioni sulla vita delle persone”.
Omessa la parola che più facilmente colleghiamo per associazione di idee all’ex Ministro Fornero: “esodati”. Nel limbo dei “senza lavoro e senza pensione” ci sono circa 340mila lavoratori, di questi, in teoria 140mila sono già sotto “salvaguardia ma, in pratica, solo 25mila ricevono l’assegno previdenziale che gli spetta dopo aver lavorato per più di 40 anni.
Il fondo esodati è stato foraggiato con 10 miliardi di euro, certificati dalla ragioneria di Stato, ma se siano problemi burocratici o procedurali a bloccarli non è ben chiaro. Ai lavoratori, che ancora non ricevono la pensione, l’Inps non ha comunicato la data di effettiva maturazione del diritto a riceverla. Ancora ben lontani dallo scrivere la parola fine, a questa triste e preoccupante vicenda, ci tocca registrare con delusione le dichiarazione di Elsa Fornero: a conti fatti la sua riforma non prevedeva nessuna forma di gradualità, inoltre, venne fatta senza prima effettuare una seria ricognizione sui dati che l’INPS era in grado di fornire.