Caos Imu, il Governo studia il taglio della mini-imposta
Il governo ha cerchiato con il pennarello rosso una e una sola data sul calendario: il 16 gennaio 2014. Allo stato attuale, entro quel giorno circa dieci milioni di italiani si ritroveranno a sborsare, oltre all’importo delle nuove imposte Tari e Tasi, anche il minisaldo della seconda rata dell’Imu.
Facciamo ordine: la seconda rata dell’Imu è stata sì abolita, ma il problema sorge circa il supplemento che riguarda i Comuni che hanno aumentato l’aliquota rispetto al livello base del 4 per mille. La copertura non c’è: Il D.L. n. 133/2013, datato 30 novembre e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, specifica infatti che le casse dello Stato si faranno carico di una quota pari al 60% dell’extragettito derivante dall’innalzamento dell’aliquota, mentre il restante 40% dovrà essere versato dal contribuente entro il 16 gennaio prossimo.
“Era più semplice far pagare una quota al 10% dei più abbienti. Ne avremmo ricavato 1,2-1,4 miliardi” – dice a Repubblica oggi il ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio – “E invece guarda cosa succede ora. I troppi compromessi ci costringono a dover racimolare altri 150-200 milioni”.
Urge insomma un intervento rapido e efficace per rimediare al pasticcio tecnico: ecco quindi farsi largo un provvedimento che potrebbe cancellare il pagamento della parte residua dell’imposta prima della scadenza del 16 gennaio 2014. Una corsa contro il tempo riassumibile in due ipotesi: quella del rimborso o in alternativa la cancellazione ex ante. La seconda soluzione, più lineare e forse anche più abbordabile, consiste nell’intervenire nell’ambito del dibattito che domani parte alla Camera sulla Legge di Stabilità per garantire fin da subito le coperture: sul piatto, ancora una volta, l’aumento dell’acconto Iva.
Attualmente la confusione regna sovrana, alimentata da dubbi e criticità. La prima: solo quando gli Enti locali avranno pubblicato le delibere relative agli aumenti delle aliquote e saranno completate le procedure si avrà il quadro definitivo della situazione e si saprà a quanto ammontano le risorse da trovare per coprire il 40% della differenza tra l’Imposta base dello 0,4% e quella imposta dai sindaci. La situazione interesserebbe circa 2400 città italiane ma il numero è destinato a crescere: il termine per ritoccare le aliquote scade infatti il 9 dicembre, ultimo giorno utile per pubblicare su internet le delibere. Su 8.000 comuni complessivi, finora sono stati approvati circa 4.000 regolamenti Imu.
Poi, l’allarme piovuto sul governo lanciato da Caf e commercialisti: al netto della baruffa sul supplemento, l’approvazione del decreto che cancella solo parzialmente il versamento dell’imposta sulle abitazioni principali sembra essere arrivata troppo a ridosso delle scadenze, con il rischio fondato di incorrere in errori nei calcoli degli importi da pagare entro il 16 gennaio dell’anno prossimo.