Continuano gli Scontri a Kiev, in 400 mila sfidano le teste di cuoio di Yanukovich
Le immagini che arrivano da Kiev sono terrificanti: le proteste pacifiche seguite al rifiuto, del presidente Yanukovich, di associarsi alla Comunità Europea hanno sollevato un coperchio di tensioni represse che, adesso, si stanno esprimendo con tutta la loro forza.
Meno di 10 anni fa, la “Rivoluzione Arancione”, innescò una serie di rivendicazioni che ancora sono lontane dall’essere conquistate: l’ultimo voto del Parlamento che ha negato la libertà alla Tymoschenko e la conseguente mancata adesione all’UE, stavolta così vicina, in favore di un più conveniente accordo economico con Mosca, ha scatenato nuovamente le coscienze di moltissimi ucraini che hanno deciso di occupare i luoghi strategici della Capitale, contro tutti i divieti e le “zone rosse”.
Le “teste di cuoio” chiamate a mantenere l’ordine nella capitale hanno picchiato donne e giovani, anche due giornalisti, indiscriminatamente, come testimoniano video diffusi dai media internazionali: almeno 160 i feriti della “battaglia” di ieri.
L’opposizione si è dissociata dagli scontri “sapientemente organizzati dal governo”, che per alcuni sono stati causati da “infiltrati” di estrema destra: Kiev è stata avvolta dal fumo dei lacrimogeni, molti manifestanti sono stati curati per “ferite chimiche” agli occhi dichiara la Sanità Nazionale, si sono sentiti esplodere anche dei colpi di arma da fuoco.
“I manifestanti avevano fatto irruzione nell’amministrazione comunale e avevano sfondato le file dell’antisommossa con un trattore”, così le autorità giustificano l’intervento duro delle forze speciali, i “Berkut”. Comunque “troppe manganellate” che hanno costretto il capo della Polizia a sospendere le operazioni.
Nel frattempo il governo dichiara: “La preparazione dell’incontro OCSE – si terrà a Kiev il 5 e il 6 Dicembre – procede secondo i piani, non è influenzata dagli scontri degli ultimi giorni”. Affermazioni che evidenziano una sottovalutazione degli eventi o quantomeno una loro minimizzazione.
I manifestanti sono tornati, nelle ultime ore, a stringere l’assedio intorno ai palazzi istituzionali: Palazzo del Governo, Banca Centrale e la Presidenza della Repubblica. È stato risparmiato soltanto l’edificio che ospita la Rada, il Parlamento ucraino. Le strade intorno ai palazzi del “potere” sono state bloccate con ostacoli di ogni genere: “Andremo via solo quando le autorità si saranno dimesse” ha dichiarato Oleksandr Turcinov, leader di “Ucraina Patria”, il partito di Yulia Timoshenko.
A piazza Maidan, la “piazza dell’Indipendenza” ribattezzata Euro-Maidan, cominciano ad arrivare cittadini da tutta l’Ucraina più “vicina” all’UE, mentre dalle parti più vicine alla Russia, come la Crimea, ci si rivolge a Putin perché invii i carri armati di Mosca a seppellire le proteste.
Intanto Yanukovich cerca di distendere gli animi, forse per sviare l’attenzione internazionale, dicendo che “farà tutto il possibile per avvicinare l’Ucraina all’UE”: per ora esclude la dichiarazione dello “stato d’emergenza” e si prepara per un viaggio verso Pechino con scalo a Mosca.