Manifestava contro il burqa, Santanche’ condannata e risarcita

Pubblicato il 2 Dicembre 2013 alle 17:43 Autore: Gabriele Maestri
daniela santanche' condannata

Manifestava contro il burqa, Santanche’ condannata e risarcita

Condannata e risarcita. E’ il doppio ruolo che si trova a interpretare la parlamentare Daniela Garnero già coniugata Santanchè alla fine del primo grado di un processo che la vede imputata e parte civile: all’origine di tutto, la manifestazione inscenata senza prevviso dalla stessa Santanchè il 20 settembre 2009 a Milano, davanti al teatro Ciak, per protestare contro l’uso del burqa da parte delle donne musulmane.

Per non avere dato alcun preavviso per la sua presenza e manifestazione nel luogo – alla Fabbrica del Vapore di Milano – in cui la comunità musulmana stava festeggiando regolarmente la fine del Ramadan, la parlamentare è stata condannata a 4 giorni di arresto (commutata in un’ammenda di 1100 euro) e a 100 euro di ammenda, con il riconoscimento delle attenuanti generiche, ma il Pm aveva chiesto una condanna a un mese di arresto e 100 euro di multa. La Santanchè chiedeva con veemenza il rispetto della legge n. 152/1975, che vieta di nascondere il volto.

daniela santanche' condannata

In quella stessa occasione, però, la donna era stata aggredita da un uomo che le si era scagliato contro, insultandola e minacciandola (sebbene alcuni l’avessero accusata di avere provocato la reazione, “strappando il velo alle donne e gettandosi a terra”). Lei aveva raccontato di essere stata colpita da un uomo con un braccio ingessato (“Mi hanno detto che sono una puttana, che domani sarò morta, che faccio schifo; un altro voleva usare contro di me un cartello stradale divelto”). Controllata in pronto soccorso, il referto del Fatebenefratelli parlò di contusioni toraciche estese, guaribili in 20 giorni.

Proprio per questo, il giudice ha condannato a 2500 euro (500 in più di quanto richiesto dall’accusa) per il reato di lesioni l’aggressore Ahmed El Badry, che dovrà anche versare alla parlamentare 10mila euro a titolo di risarcimento per i danni da aggressione.

Inutile dire che la prima parte della sentenza non soddisfi affatto la Santanchè: “E’ proprio vero che la legge è uguale per tutti – ha detto all’uscita dell’aula – ho avuto lo stesso trattamento dei centri sociali, No Tav… vergognoso”. E a chi le chiede se impugnerà la decisione dei giudici, risponde con fermezza: “Questo è sicuro”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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