Borse verso nuovi massimi, ma la ripresa vera ancora non si vede
Borse verso nuovi massimi, ma la ripresa vera ancora non si vede
I mercati finanziari, nonostante una settimana di minore attività per via della festa del Ringraziamento che ha fermato le maggiori borse mondiali, quelle statunitensi, continuano a toccare nuovi massimi, facendo proseguire i temi che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, per non dire gli ultimi anni.
È sempre la liquidità a fare da padrona con gli interventi delle banche centrali giapponese, statunitense e inglese che continuano a spingere i corsi azionari e ad allentare le tensioni su quelli obbligazionari; le pressioni deflazionistiche dovrebbero poi portare sul campo dell’alleggerimento monetario anche la Banca centrale europea che dovrebbe sostenere i percorsi dei paesi periferici dell’area euro, in particolare Italia e Spagna.
Proprio da questo punto di vista però si notano alcune particolarità che fanno emergere perplessità: nel corso della settimana il rendimento del titolo di stato decennale spagnolo ha raggiunto i massimi degli ultimi tre mesi, rendendo Madrid un’eccezione all’interno di un panorama che vede i rendimenti sui titoli di Stato scendere ovunque in Europa. La piccola promozione da parte di Standard and Poor’s, che ha deciso di alzare da negativo a stabile l’outlook del debito pubblico spagnolo, avrebbe dovuto contribuire ad alleggerire le tensioni ed invece assistiamo ad una particolare controtendenza.
Al contrario l’instabilità della politica italiana insieme ad una politica economica che resta piuttosto confusa, come si può notare dal caos relativo alla copertura della posizione dell’Imu sulla prima casa, avrebbe dovuto mostrare rendimenti in crescita ed invece il decennale italiano ha toccato nuovi minimi. A questo si aggiunge il taglio del rating dei Paesi Bassi, che perdono la tripla A almeno per Standard & Poor’s, dimostrando che ci sono problemi anche nel cuore dell’Europa come ben anticipato su queste pagine e non solo.
Il tema per il 2014 sembra quindi essere la verifica dell’effettivo ritorno alla crescita, dopo tante promesse da marinaio, o in alternativa la presa di coscienza che dietro a questa calma non c’è altro che la morfina iniettata dalle banche centrali.
L’agenda macroeconomica si rivela essere non troppo ricca: nella giornata di lunedì gli indici dei direttori dei acquisti hanno mostrato un po’ ovunque un miglioramento dell’attività manifatturiera, con esclusione di quella spagnola, che torna sotto i 50 punti che separano la contrazione dall’espansione. Mercoledì sarà la volta dei PMI Servizi che dovrebbero rimanere sostanzialmente stabili intorno ai 50 punti per Italia ed Eurozona, oltre i 54 per la Germania e sotto i 50 per Spagna e Francia. Conosceremo poi il Prodotto Interno Lordo dell’Eurozona, che dovrebbe crescere dello 0,1 per cento su base trimestrale e segnalare un calo dello 0,4 per cento su base annua.
Come ogni primo giovedì del mese il 5 dicembre sarà il momento delle banche centrali dell’Eurozona e del Regno Unito che renderanno note le proprie decisioni di politica monetaria. Non si attendono molte sorprese, tuttavia, si ricorda che la Banca centrale europea renderà noto il proprio report relativo all’inflazione, che sarà molto osservato per via delle pressioni disinflazionistiche che hanno portato di recente a un ulteriore taglio del tasso di riferimento ma soprattutto a manovre di tipo non convenzionale. Il prodotto interno lordo statunitense dovrebbe registrare un’accelerazione su base trimestrale portandosi alla crescita del 3 per cento.
Venerdì come ogni primo venerdì del mese gli occhi degli investitori saranno puntati sul report relativo al mercato del lavoro di Stati Uniti che dovrebbe registrare un tasso di disoccupazione in calo al 7,2 per cento, ma sarà interessante soprattutto verificare se l’economia statunitense sia in grado di creare posti di lavoro: le attese sono per un rallentamento che non lascia ben sperare, ma che, per i ben noti motivi relativi al tapering, potrebbe paradossalmente essere bullish per i mercati.