Il grande Tabu Ley
Si terranno a Kinshasa i funerali di Stato per dare l’ultimo saluto a Tabu Ley, soprannominato “Rochereau”, il principe della rumba congolese. Un musicista che negli anni ’70 si esibì all’Oympia di Parigi, meraviglioso interprete di un genere nato dall’incontro tra tradizione africana e sonorità caraibiche.
Tabu Ley era nato nel 1937 in quello che allora era il Congo Belga. Divenne uno dei re della Rumba congolese, tra coloro che suonarono nell’African Jazz, la band di Joseph Kabasele, autore di “Indipendance cha cha” che elettrizzò il Congo nel 1960, quando il paese arrivava all’indipendenza e le parole di Patrice Lumumba facevano sognare non solo i congolesi ma tutti gli africani.
Una stagione di speranze incarnata da una musica e dei personaggi che sono poi stati travolti dalle spietate delusioni della storia successiva. Ma quella stagione resta uno degli splendidi esempi di come l’attualità e la storia possano essere tradotte in musica e viceversa.
In questo l’Africa e le vicende degli africani fanno scuola. Ancora oggi sulle bancarelle dei mercati africani si trovano CD prodotti localmente da artisti che non entreranno mai nei circuiti commerciali ma che raccontano la realtà sociale meglio di qualunque intervista e di dotte analisi di commentatori, studiosi e giornalisti.
Ai tempi di Tabu Ley, di Joseph Kabasele, di Patrice Lumumba quel collegamento tra musica, arte, attualità, politica e società era visibile, quasi concreto e i protagonisti lo accettavano come fosse normale, come se non ci fosse nessuna separazione. Non si sa ancora quando ci saranno i funerali a Kinshasa, ma certo la città si mobiliterà e, per un giorno, quei tempi gloriosi torneranno a vivere.
Di seguito lascio due link da ascoltare: il grande Tabu Ley e la mitica “Indipendance cha cha”.