Dati poco incoraggianti quelli diffusi nella giornata di oggi dalla Confcommercio. L’organizzazione dei commercianti, infatti, parla di “beneficio vanificato” per quanto riguarda il taglio di 1 miliardo del cuneo fiscale previsto dalla Legge di Stabilità.
A fondamento di ciò, la cifra che entrerà nelle casse dell’erario dall’aumento degli acconti Ires e Irap: 1,14 miliardi, somma che di fatto annulla del tutto il già limitato beneficio fiscale derivante dal modesto taglio alle tasse sul lavoro.
Di seguito l’analisi della Confcommercio: “La Legge di Stabilità prevede, nel 2014, una prima riduzione del cuneo fiscale a favore delle imprese attraverso un abbassamento dei premi Inail, con un beneficio stimato dal Governo in un miliardo di euro per il prossimo anno”.
“Ma si tratta di un beneficio che – conclude la Confcommercio– oltre ad essere già di per sé troppo esiguo, viene anche completamente azzerato per i maggiori versamenti che vengono richiesti in questa fine di 2013 che, di fatto, garantirebbero allo Stato introiti di importo complessivo superiore alla dimensione stessa della riduzione del cuneo fiscale promessa. In pratica, alle imprese viene chiesto di anticipare oggi alle casse pubbliche il beneficio fiscale che riceveranno il prossimo anno”. E dunque non ci sarà alcun effetto di sollievo dell’economia, almeno nel 2014.
Anche in questo caso, come rimarca la nota dei commercianti, fa capolino il pasticcio fatto dal governo sull’Imu: “Alcune delle coperture previste per l’abolizione della prima rata dell’Imu non sono state conseguite. Si tratta, in particolare, dei 600 milioni di gettito atteso dalla cosiddetta ‘sanatoria giochi’ e di parte dei maggiori introiti Iva associati allo sblocco dei pagamenti della Pubblica amministrazione pari a 925 milioni”.
“Sono, queste ultime, due forme di prelievo aggiuntive, ma allo stesso tempo a impatto nullo per il sistema economico: la prima perché confinata a una sola categoria di operatori, a cui viene, peraltro, offerto un forte sconto per la chiusura di precedenti pendenze fiscali; la seconda perchè compensata da pagamenti di ammontare molto maggiore e da lungo tempo attesi dalle imprese”.
Un’analisi impietosa e che fa riflettere, soprattutto per quanto riguarda la tassazione sui proprietari di case da gioco, debitori verso lo Stato della cifra “monstre” di oltre 90 miliardi di euro e quasi in toto condonata.