Messico, Peña Nieto rischia di perdere il proprio consenso?
È trascorso ormai un anno dall’insediamento di Enrique Peña Nieto come Presidente del Messico, e dopo quest’anno ci s’interroga sui cambiamenti finora apportati al Paese, soprattutto quelli in ambito economico. Secondo un recente sondaggio, la fiducia nei riguardi di Peña Nieto è calata al 44%, ben 8 punti percentuali in meno rispetto al mese di luglio. E ciò pare sia soprattutto dovuto alle riforme apportate nel settore fiscale, delle telecomunicazioni e dell’istruzione.
Nel suo programma, Peña Nieto aveva confermato l’intenzione di adottare delle strategie radicali per rilanciare il Paese, soprattutto in ambito della sicurezza nazionale e della lotta alla povertà. A tal fine, il 2 dicembre dello scorso anno, egli annunciava la realizzazione di un’alleanza fra i principali partiti del Paese (Partido Acción Nacional, Partido Revolucionario Institucional e Partido de la Revolución Democrática): si trattava del Pacto por México, che prevedeva una serie di importanti riforme concordate in ambito economico, politico e sociale.
Tuttavia, la sua realizzazione è stata compromessa nei mesi successivi, a seguito della crisi di governo caratterizzata dal mancato sostegno dato all’alleanza da parte del Partido Acción Nacional e del Partido de la Revolución Democrática. Di conseguenza, le riforme previste, soprattutto quelle a livello fiscale, energetico e ambientale, sono state segnate da continue interruzioni.
Nonostante l’apparente “morte” del Pacto, durante il primo anno dell’attuale amministrazione di Peña Nieto si sono registrati gli importanti arresti di Miguel Ángel Treviño Morales (alias Z-40) e Mario Armando Ramírez Treviño (alias El Pelón), leader delle rispettive organizzazioni criminali Los Zetas e Cártel del Golfo. Nonostante la loro rilevanza, tuttavia, una parte dei cittadini messicani giudica finora scarsi i progressi apportati in ambito della sicurezza nazionale, e non solo. Infatti, durante la scorsa settimana, migliaia di persone hanno protestato a Città del Messico contro la riforma del settore energetico, sebbene il Presidente la consideri necessaria poiché consentirebbe di attirare numerosi investimenti privati nel settore petrolifero, così da rilanciare l’economia messicana.