Myanmar, guida alle seconde elezioni democratiche dalla fine del regime militare
In Myanmar oggi, domenica 8 Novembre, si terranno le elezioni generali. I circa 37 milioni di elettori burmesi sono chiamati a votare per eleggere i membri delle due camere legislative nazionali e dei consigli regionali. In alcune zone i cittadini voteranno anche per i 29 Ministri degli Affari Etnici, rappresentanti delle etnie minoritarie del Paese.
A causa dell’emergenza coronavirus, che nel Paese ha provocato oltre 1.200 morti, elettori anziani o impossibilitati a tornare alla loro residenza hanno già iniziato a votare lo scorso giovedì.
Le elezioni di oggi sono le seconde democratiche del Paese del sud-est asiatico dalla fine del regime autoritario militare.
Il Myanmar, infatti, dopo l’indipendenza dal Regno Unito nel 1948, visse un periodo di democratizzazione. L’esperienza fu però breve e instabile, e terminò con il colpo di stato del Generale Ne Win nel 1962. Da allora i militari sono rimasti a capo di un regime autoritario nel Paese fino al 2015, anno delle prime elezioni generali libere. Le elezioni videro la vittoria della Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), partito guidato da Aung San Suu Kyi, celebre politica birmana alla guida del movimento per la democratizzazione del Paese.
Suu Kyi è figlia di Aung San, politico e rivoluzionario che guidò l’indipendenza birmana fino al suo assassinio nel 1948.
IL SISTEMA ELETTORALE E L’INFLUENZA DEI MILITARI
Nonostante la transizione democratica, i militari continuano ad esercitare grande influenza nella vita politica del Paese. Un quarto dei seggi in entrambe le Camere non sono assegnati tramite elezioni, bensì direttamente assegnati dal Comandate Supremo delle Forze Armate a rappresentanti dei militari. L’esercito inoltre nomina direttamentre i tre ministri della Difesa, Confini e Interno.
I 330 deputati della Camera bassa vengono eletti con un sistema uninominale secco. Il Paese è quindi diviso in 330 distretti elettorali, tanti quanti i seggi, e in ogni distretto vince un singolo candidato che abbia ottenuto una maggioranza dei voti. Questi 330 deputati, sommati ai 110 direttamente nominati dall’esercito, formano la Pyithu Hluttaw, Camera dei Rappresentanti.
La Camera alta, invece, è una camera legislativa volta a rappresentare gli interessi regionali. Per questo motivo è composta da 12 seggi per ogni Stato o regione nel Paese, per un totale di 224 seggi. Ogni stato o regione ha un unico distretto elettorale, in cui vengono scelti con un sistema proporzionale i 12 candidati più votati. I 168 deputati eletti direttamente, sommati ai 56 nominati dalle Forze Armate, compongono la Amyotha Hluttaw, Camera delle Nazionalità.
NON SOLO SUU KYI: GLI ALTRI PARTITI DEL MYANMAR
La NLD domina la politica del Myanmar dalla fine del regime militare, forte al momento di 255 deputati nella Camera dei Rappresentanti e 155 nella Camera delle Nazionalità. Il partito è di orientamento social-democratico, ma più che su posizioni ideologiche rimane incentrato fortemente sulla figura di Suu Kyi come fautrice transizione democratica del paese. Il partito è estremamente popolare in tutto il paese, soprattutto fra i membri dell’etnia di maggioranza, i birmani di religione buddhista.
Il secondo partito per importanza è il Partito di Solidarità e Sviluppo dell’Unione (USDP), erede dell’organizzazione di massa del regime totalitario militare. Fondato dal generale Thein Sein, parte della fazione moderata dei militari e responsabile delle riforme dei governi post-giunta, il partito è di stampo conservatore e nazionalista buddhista. Pur essendo il secondo partito del paese, l’USDP controlla numeri ben più modesti della NLD in parlamento: 11 deputati nella camera alta e 30 in quella bassa. Oltre ai candidati eletti però il partito può contare sul supporto della maggior parte dei deputati assegnati dalle Forze Armate.
Oltre a NLD e USDP vi sono una miriade di piccoli partiti etnici locali, dei quali pochi riescono ad ottenere più di un seggio in parlamento.
IL PARTITO DI SUU KYI VERSO UNA SECONDA VITTORIA
Alle elezioni generali del 2020 partecipano 92 partiti e oltre 6900 candidati, ma le aspettative sono di un’altra vittoria netta della NLD. Aung San Suu Kyi infatti rimane enormemente popolare in patria, nonostante le controversie che la circondino all’estero per il trattamento della minoranza musulmana Rohingya.
Per la questione Rohingya il Myanmar è accusato di genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia. La decisione di Suu Kyi di difendere personalmente il Paese in tribunale la ha resa ancora più apprezzata dalla maggioranza buddhista birmana. La maggior parte dei Rohingya non potranno votare in queste elezioni, così come circa 1.5 milioni di cittadini di minoranze etniche. La Commissione Elettorale infatti ha cancellato le elezioni per motivi di sicurezza in vari distretti negli stati delle minoranze etniche, citando motivi di pubblica sicurezza. In varie regioni minoritarie sono in corso conflitti fra le Forze Armate birmane e gruppi ribelli locali.