La primavera egiziana è stata tradita. L’esercito al potere dalla caduta del regime di Mubarak, ha nominato un nuovo primo ministro, Kamal el-Ganzouri, ex premier sotto la presidenza di Hosni Mubarak dal 1996 al 1999. Una nomina che il popolo vede come un ritorno al passato e un insulto alle vittime cadute durante la rivoluzione iniziata lo scorso febbraio.
[ad]L’esercito ha cercato inoltre di distruggere l’immagine dei rivoluzionari tramite i mezzi d’informazione di Stato, reprimendo tutte le possibili contestazioni.
Così gli egiziani hanno deciso di difendere la loro rivolta tornando a manifestare per le strade: Piazza Tahrir a il Cairo, il luogo simbolo della rivolta dei mesi scorsi, è tornata a riempirsi di giovani di tutti i ceti sociali che chiedono il trasferimento immediato del potere ai civili.
La risposta repressiva dell’esercito non si è fatta attendere, anche se i lanci di granate e di gas lacrimogeni non hanno arrestato la rabbia della folla che chiede a gran voce le dimissioni di Tantatoui, il maresciallo a capo del Consiglio supremo delle forze armate.
A sostegno dei manifestanti è arrivato a Il Cairo Mohamed ElBaradei, ex capo dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica, nonché Premio Nobel 2005 e candidato dell’opposizione alle prossime elezioni presidenziali. Per gli oppositori al regime militare, El Baradei risulta essere l’unico uomo capace di cambiare la situazione politica egiziana.
“ElBaradei è un uomo che avrebbe potuto concedersi una pensione tranquilla e invece ha preferito battersi per il suo Paese e per il suo popolo, sapendo di doverne pagare le conseguenze.” Ha affermato lo scrittore Alaa el-Aswany, uno dei membri fondatori del movimento di opposizione « Kifāya » (“Basta così”) che reclama le elezioni presidenziali libere. “La maniera con cui El Baradei ha tenuto testa all’amministrazione Bush sulla questione delle armi di distruzione di massa in Iraq dimostra quanto sia capace di difendere dei valori e dei principi. E’ una speranza per l’Egitto”.
Dal canto suo ElBaradei crede che la vera speranza per l’Egitto siano i giovani, capaci di risvegliare il Paese da un sonno durato trenta lunghi anni: “Sono determinato ad essere uno dei protagonisti del cambiamento” Ha detto ai suoi sostenitori.
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno rinnovato il loro sostegno ai manifestanti
egiziani, in particolare gli USA hanno promesso di aiutare il Paese nella costruzione di “una democrazia degna della grande storia dell’Egitto”.
La Casa Bianca ha sottolineato che il trasferimento del potere ad un governo civile deve rispondere alle aspirazioni del popolo. Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha incoraggiato inoltre le autorità a far luce sulle uccisioni di 41 manifestanti nell’ultima settimana di scontri.
Sul versante europeo, Maja Kocijancic, portavoce dell’UE per la politica estera, ha insistito sulla necessità di rispettare le date delle prossime elezioni in Egitto.
Il maresciallo Tantaoui, dopo aver perso la fiducia popolare, sta cercando di tener testa a questo clima insurrezionale accettando la dimissione del governo provvisorio per lasciare il posto ad un gabinetto di unione nazionale. Ha annunciato inoltre che le prossime elezioni presidenziali avverranno prima della fine di giugno 2012.
Questi gesti tardivi di responsabilità nazionale sembrano non diminuire gli slogan di protesta dei ribelli che, a loro volta, prevedono per Tantaoui la stessa sorte toccata a Mubarak.
di Gaia Bottino