Stati Uniti, Detroit in bancarotta. La “Motor City” rinascerà?
Il giudice del Michigan Steven Rhodes ha convalidato la bancarotta di Detroit, il più grande comune insolvente nella storia degli Stati Uniti, ma fino a poco tempo fa nota come la capitale dell’industria automobilistica statunitense. La decisione era attesa ormai da almeno 4 mesi, quando lo scorso 18 luglio ne fu annunciato il fallimento e la procedura permetterà all’amministrazione municipale di avvalersi dell’undicesimo titolo del Chapter 9, la legge che regola la ristrutturazione del debito per le municipalità.
Non era mai era successo nella storia degli Stati Uniti che una città di tali dimensioni andasse in bancarotta. E, sebbene dallo scorso marzo Detroit fosse già passata sotto il controllo delle autorità statali con la nomina di Kevyn Orr come amministratore straordinario, da almeno due anni la situazione era critica al punto che il suo fallimento fosse stato largamente preventivato, impedendo così difficili conseguenze finanziarie a livello nazionale e internazionale.
Chissà se la bancarotta di Detroit si sarebbe potuta evitare con un po’ di lungimiranza… Tuttavia, secondo alcuni studiosi, non deve essere interpretata troppo negativamente: la sentenza del giudice Rhodes potrebbe considerarsi come l’inizio di un “calvario” necessario, che permetterebbe la rinascita della quarta metropoli statunitense. Il fallimento potrebbe, inoltre, rivelarsi come la mossa migliore per la città che, come detto, potrà avvalersi del Chapter 9 che fu istituito dal governo degli Stati Uniti poco dopo l’inizio della Grande Depressione.
A Detroit, sono le molte questioni che devono essere affrontate per la rinascita della città, e al momento a rischiare enormi perdite sono soprattutto i pensionati, oltre ai lavoratori e agli investitori che possiedono obbligazioni del debito pubblico cittadino. Orr, consapevole della grave e difficile situazione, ha di recente annunciato le condizioni necessarie per la rinascita di Detroit, dichiarando: “Siamo felici di iniziare a lavorare al più presto a fianco di tutti i nostri creditori, fondi pensione e sindacati per raggiungere un accordo consensuale sul piano di ristrutturazione che tenga conto dei bisogni reali di 700’000 cittadini di Detroit”.