Un dato che spiega l’interventismo francese di questi ultimi anni potrebbe essere il seguente: tra il 2000 e il 2011 la parte di mercato della Francia nell’Africa sub sahariana è diminuita del 50% anche se il valore delle esportazioni francesi è raddoppiato. Il dato significa che a far concorrenza alla Francia in un territorio che era praticamente il suo “cortile di casa” sono arrivate altre potenze, soprattutto quelle emergenti e aggressive dell’Asia, ma non solo se si pensa a Brasile e Sudafrica.
L’industria francese vuole ora recuperare terreno. E la strategia è duplice. Da una parte con gli interventi militari degli ultimi anni (Costa D’Avorio, Mali, Centrafrica) e gli interventi che potremmo definire di pressione diplomatica (Ciad, Niger, Camerun) ha cercato di mantenere le posizioni caldeggiando e sostenendo al potere classi politiche e personaggi fedeli. Dall’altra ha avviato una vera e propria offensiva economica e commerciale.
A Parigi si sta svolgendo un Forum economico Franco-Africano che dovrebbe portare al vertice per la Pace e la Sicurezza previsto per il 6 e 7 dicembre. Ci sono circa 560 imprenditori francesi e africani, una ventina di ministri e quattro capi di Stato che partecipano a questo vertice d’affari, voluto per “dare un nuovo slancio alle relazioni tra la Francia e il continente africano” , riferiscono i media transalpini che riportano interviste di politici e funzionari di alto livello francesi.
In chiusura del Forum dovrebbero intervenire i presidenti Jakaya Kikwete (Tanzania), Alassane Ouattara (Costa d’Avorio) e Macky Sall (Senegal). Durante la giornata verrà presentato un rapporto articolato attorno a quindici proposte, la maggior parte basate su questioni di flussi, finanziari, umani, culturali e immateriali. Secondo Hubert Vedrinex, l’ex ministro degli Esteri incaricato di redigere il rapporto, “l’Africa può diventare il nuovo Eldorado della Francia e la fonte di numerose creazioni di posti di lavoro, fino a 200.000 nei prossimi cinque anni”.
Secondo Vedrine, nella zona Cfa composta prevalentemente da ex colonie, le aziende francesi possono competere con la Cina dato che in Africa sub-sahariana la Francia è il terzo investitore. Le dinamiche sociali, politiche ed economiche sono complesse ma queste notizie possono contribuire a spiegare alcune prese di posizione di Parigi negli ultimi anni e alcuni avvenimenti. Ciò che è certo è che un equilibrio politico ed economico oggi in Africa Occidentale non c’è. Gli attori che si fanno concorrenza per stabilirne uno a loro favorevole sono tanti. L’instabilità e i conflitti in molti casi sono proprio legati a queste dinamiche.