Il mondo piange Mandela, il governo prepara la riforma della legge elettorale
La rassegna stampa del Tp apre, come la maggior parte dei quotidiani, con la notizia della morte di Nelson Mandela. Il leader storico del Sudafrica si è spento all’età di 95 anni. Madiba, come era conosciuto in Sudafrica, era da mesi in condizioni critiche. Trascorse 27 anni in carcere. Combatté per gran parte della sua vita contro l’apartheid. Nel 1993 vinse il premio Nobel e l’anno dopo venne eletto presidente.
Il Corriere titola “Mandela, eroe della pace coraggiosa”. La Stampa “Mandela, un sorriso capace di parlare a tutti”. Repubblica “Addio Mandela, ero d’Africa”. Il Messaggero “Un sognatore che ha cambiato il mondo”. Il Giornale “Addio Mandela, santo d’Africa”. Libero “Morto nella notte Mandela, ci lascia tra sogni e incubi”. Il Mattino “Il ribelle che ha resistito alla vendetta”. Il Secolo XIX “Mandela, le ali della libertà”.
La rassegna stampa odierna si occupa anche della corsa del governo alla riforma della legge elettorale dopo che la Consulta ha bocciato il Porcellum. Stando a quanto riferisce il Corriere della Sera l’esecutivo starebbe lavorando ad un’ipotesi di sistema proporzionale sulla falsariga di quello tedesco. Non puro, ma con la correzione di un premio di maggioranza.
La Stampa “Dal porcellum al gioco dell’oca”. Repubblica “Povera democrazia”. Il Sole 24 Ore “Renzi deve ridimensionarsi”. Il Messaggero intervista il ministro Franceschini che rivela “Dopo la Consulta, proposta del governo per il doppio turno”. L’Unità “La vendetta del Porcellum”. Il Giornale “Parlamento decaduto. Dalla farsa al caos. Rischiamo una pioggia di ricorsi per ogni norma. Legge elettorale e voto: asse Berlusconi-Grillo”. Il Manifesto “Senza tetto né legge”. Libero “Via il Porcellum restano i maiali”. Il Mattino “Basta con gli alibi ora nuove regole”. Il Secolo XIX “Renzi e Letta scontro sui tempi della legge”. Europa “Ripiombati negli anni novanta”. Il Fatto Quotidiano “Tutti contro tutti. Il giorno dopo il ceffone della Consulta sul Porcellum la rissa divampa peggio di prima. Camera e Senato litigano su chi debba discutere una riforma elettorale che ancora non esiste. Napolitano giura sulla legittimità del Parlamento che lo ha eletto. Ma la vera spaccatura è tra chi vuole nuove elezioni e chi no”.