Factchecking di Pagella Politica: Grillo e il rischio default dei paesi UE fuori dall’eurozona
Factchecking di Pagella Politica: Grillo e il rischio default dei paesi UE fuori dall’eurozona. Beppe Grillo ha dichiarato: “E guardate che non è essere fuori dall’Europa, io voglio un referendum sull’Euro. Sappiate che su 27, adesso 28 Paesi, 10 sono fuori dall’euro e vanno abbastanza bene, nessuno è a rischio default”. Pagella Politica ha effettuato il factchecking della dichiarazione e si è espressa con un “Vero”!
Con l’avvicinarsi delle elezioni europee, Beppe Grillo prende nuovamente di mira l’Euro. Vediamo se cita correttamente i dati.
Partiamo dalla parte facile, in cui Grillo conta i membri dell’Ue e dell’Eurozona. I Paesi Membri sono effettivamente “27, adesso 28” alla luce dell’entrata della Croazia nell’Unione il primo luglio di quest’anno. Allo stesso modo Grillo avrebbe dovuto dire “10, adesso 11” Paesi che sono fuori dall’Euro, poiché l’Eurozona è attualmente composta da 17 Paesi Membri, anche se la Lettonia il primo gennaio entrerà a far parte del gruppo.
Fuori dall’Euro restano quindi Bulgaria, Croazia, Danimarca, Lettonia, Lituania, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Svezia e Ungheria. Vediamo quindi come se la stanno cavando, se è vero che “vanno abbastanza bene” e che “nessuno è a rischio default”.
Per capirlo guardiamo i dati di rating Standard & Poor’s, ovvero il punteggio su scala alfabetica attribuito alla luce del rischio di insolvenza degli investimenti in obbligazioni emesse da ciascun Paese. Partendo dalle definizioni della stessa S&P notiamo che in realtà ben tre Paesi fuori dall’Euro hanno un rating al di sotto della soglia di investimento (BBB-), con titoli che verrebbero definiti “junk”, spazzatura: la Croazia, la Romania e l’Ungheria. Questi Paesi, si legge nella definizione di Standard & Poor’s, sono meno vulnerabili nel breve termine ma devono far fronte a una grande incertezza legata ad una situazione economico-finanziaria avversa. La tenuta dei conti in Romania e Ungheria è in particolar modo discutibile; il governo della prima sta negoziando con il Fondo Monetario Internazionale le condizioni per un prestito precauzionale, mentre l’Ungheria è stata per gran parte del 2012 sull’orlo del default. In generale, come si evince dalla tabella di destra, i ratings sono distribuiti in maniera uniforme tra i due gruppi: sia nell’Eurozona che al di fuori esistono Paesi in fascia AAA e Paesi il BBB-.
L’affermazione che i Paesi fuori dall’euro “vadano abbastanza bene” si presta poco al factchecking ma possiamo ricavare qualche indicazione dal dato relativo alla crescita del Pil nel 2013 e le previsioni per il 2014. Effettivamente la crescita media dei Paesi nella zona Euro è stata negativa (-0,9%) al contrario di quella dei Paesi fuori dall’Eurozona (cresciuti in media dell’1,2%), ed è prevista crescere meno l’anno prossimo (1,0% contro 2,1%). In questo caso sembrerebbe che le prospettive per le economie extra-Euro siano migliori di quelle con la valuta unica.
Affrontiamo infine l’affermazione di Grillo per cui uscire dall’Euro “non è essere fuori dall’Europa”. Al momento non è esattamente così. Infatti tutti i Paesi dell’Unione europea sono tenuti ad adottare la moneta unica (una volta rispettati i criteri di convergenza), ad eccezione di Regno Unito e Danimarca che hanno ottenuto un “opt-out”. Per i Paesi già all’interno dell’Eurozona non esiste al momento una clausola per lasciare la valuta, ma solo l’articolo 50 del Trattato per abbandonare l’Ue. Secondo unworking paper della BCE del 2009, “l’uscita di uno Stato Membro dall’UEM, senza l’uscita parallela dall’UE sarebbe legalmente inconcepibile” (traduzione nostra), mentre l’espulsione dall’Euro sarebbe “quasi impossibile”. Questo punto è stato ripreso in più occasioni (si veda qui e qui) da funzionari della Commissione europea a fine 2011 circa una possibile espulsione della Grecia dall’Eurozona. Come però discusso in questoarticolo sul blog del think tank “Open Europe”, spesso le ragioni politiche hanno il sopravvento sulle ragioni legali…
Insomma, ripercorrendo la dichiarazione di Grillo troviamo dei numeri sostanzialmente corretti ma delle valutazioni molto approssimative. I Paesi fuori dall’euro crescono in media più di quelli dentro ma non è vero che “nessuno è a rischio default” e sicuramente l’appartenenza all’euro non è una determinante di questo fattore in un verso o nell’altro. Infine è quantomeno improbabile che si possa lasciare l’euro senza lasciare l’Unione europea, mentre Grillo lo dichiara come se fosse una certezza. Niente più di un “Nì” per il leader cinquestelle.